Scrivi scrivi mia bella Sabrina, pesa tutte le parole che ci vuoi appoggiare, perché "amore" è almeno un chilo se lo si mette a confronto con "sentimento" che sarà si e no sette etti.
Ogni parola ha il suo peso, alcune sono piccole e di ferro, altre grandi ma son di spugna. Ci sono le parole d'erba, quelle d'aria, quelle di stoffa che non sai mai quanto sono lunghe quando le srotoli, e poi ci son quelle liquide, che son le più difficili da pesare perché da sole ferme sul piatto non ci stanno.
Scrivi scrivi Sabrina, vedrai che sarà una bella lettera da spedire in ogni direzione, per trovare un principe, dico almeno uno, che sia abbastanza forte da regger per intero la letterina.
Eh si! perché Sabrina aveva avuto questa bella pensata: poiché non trovava la giusta calzatura per il proprio piede, avrebbe scritto la lettera d'amore più pesante che si possa immaginare, ma non pesante per le male parole, proprio pesante da far tendere i muscoli per poterla sollevare.
Se un uomo si presuppone debba essere abbastanza forte da reggere la propria spada, colui che sarebbe riuscito a legger quella, sarebbe stato conforme alle forme che Sabrina si aspettava di racimolare.
Così presa bilancia e bilancini la nostra dama, si mise d'impegno a trovar le parole più consistenti.
Prima una poi l'altra le passò tutte al setaccio, e quelle scelte venivano messe in fila sulla carta, ma stando attenta ad appoggiarne solo una per volta.
Non credo di dovervelo spiegare, che quelle parole erano così toste che se ne avesse messe lì due per volta si sarebbe come minimo slogata il polso. Ci volle tutto il parentado per piegare il foglio in quattro e farlo finire dentro alla busta, e tutti la aiutarono di buon grado, tra zii, cugini e genitori, furon pronti all'idea di vederla finalmente maritata.
La letterina fu poi adagiata su un carro rinforzato, trainato da almeno dodici cavalli se non ricordo male, che quello si insinuò così tanto nel suolo, che pure una spinta tutti insieme gli dovettero dare per farlo andar lontano dalla casa di Sabrina.
Ora attendi attendi cara ragazza, quella lettera lasciala andare, vediamo cosa ti porterà indietro e quale amore potrai conquistare.
Il primo castello in cui arrivò il messaggero, era quello di Braccioforte di Tor Tadipanna che fiero di prender in capo chino la sfida, saltò subito sul carro per sollevar la lettera. Tese i muscoli e corrugò la fronte, così tanto che nello sforzo gli si invertirono i sopraccigli, e a me vien da dire che forse al povero Braccioforte gli mancava quello che più serviva in questa pugna: il secondo braccio forte.
Morì per la fatica.
Il secondo castello di fronte al quale si fermò la lettera, era quello del conte Entrambibracciforti di Pietradura, che benché avesse un nome terribile pareva aver ottime carte in mano per vincere il cuore della dama, e lo dimostrò davvero perché chinatosi su quella busta, riuscì a sollevarla un pochettino, ma ben lontano da darle una letta gli si strapparono le braccia dal corpo per lo sforzo.
Morì così dissanguato.
Niente di fatto mentre nei castelli vicini si cominciava a parlare della lettera d'amore che mieteva vittime.
Anche all'orecchio del principe condottiero Spaccagranito di Forte Forte giunse questa voce, ma non si impressionò più di tanto perché del resto lo sapeva bene che una lettera d'amore è pur sempre uno tra gli avversari più temibili, e sapeva altrettanto bene che il prossimo castello in fila era il suo.
Si presentò davanti al ponte levatoio ancor prima che giunse il carro, e mentre si preparava alla sfida, la folla inneggiava al suo nome.
Spaccagranito di Forte Forte balzò anch'egli sul carro, com'era ormai d'uso e alzò la lettera sino alle ginocchia, la folla gridò ancora più forte il suo nome, e lui alzò la lettera sino alle ginocchia, allora la folla cominciò ad ululare dalla gioia e lui alzò la lettera sino alle ginocchia.
Rimase di sasso.
Stecchito in quella posizione, con la lettera alzata solo sino alle ginocchia, restando cadavere sul carro sino al castello successivo.
Montagno di Stratosto, visse quel tanto che bastò per sfilar la lettera dalle mani di Spaccagranito di Forte Forte; Cateno Montuoso di Ferrobattuto ci finì schiacciato sotto; i principi gemelli Colosso e Titano Brigliesciolte riuscirono ad alzarla in piedi, ma poi come tutti i fratelli cominciarono a litigarsela e spingendola l'uno verso l'altro finirono per farsi scoppiare le vene; il principe marinaio Colonno degli Abissi rimase senza fiato fuor dall'acqua; non ne uscì vivo neanche Girodelmondo Apiedi.
Quella lettera d'amore aveva mietuto più vittime della peste bubbonica.
Ora a dir tutta la verità, mi rendo conto che Sabrina aveva un grosso problema, non avrebbe mai trovato un principe che potesse sostenere tutto quell'amore: la sua creazione si era ritorta contro la propria creatrice.
Ma caro lettore ancor più grave per me, stava diventando la questione di tutti quei poveri principi morti.
Braccioforte di Tor Tadipanna per quanto non fosse un edotto aveva sempre amato attorniarsi a corte di personaggi interessanti. Di Entrambibracciforti di Pietradura, mi ricordo ancora tutte le risate che si faceva a sentir le mie novelle folli. Seguendo la linea di ammazzamenti e passando per i principi gemelli sino ad arrivare a Colonno degli Abissi, eran tutti uomini che si lasciavano amabilmente sollazzare a corte da noi cantastorie.
Come farò adesso io senza più principi da poter spennare con i miei racconti? Come potrò mangiare senza esser disonesto, quando in saccoccia non avrò più moneta?
Maledetta te Sabrina e la tua scrittura, che non solo ti ha messo nei guai, ma cosa ben più grave mi sta andando a toglier di bocca il pane.
Serve di sicuro un rimedio che metta fine a questi omicidi d'amor nemmanco nato.
Poiché io me medesimo sono lo stesso autore che ti ha creata, mi toccherà far leva su quelli che sono i punti deboli del mio personaggio.
Per metterla nel sacco ci vuole una bella storia che abbia buone motivazioni, che le faccia capire in modo sano ed intrigante che non è il peso delle parole a dar valore all'amore stesso, e che soprattutto in amore un pò di sana follia può essere la leva per sollevare il mondo.
Pieno di buone speranze, ma con poche idee in testa me ne vado sino a casa di Sabrina e nella mia capoccia stramba continua a tintinnarmi come fosse una sola moneta in un baule, il suo nome.
Partire da un nome può essere una buona cosa per caratterizzare un personaggio, non è che un uomo forte può chiamarsi Ovetto di Burro, ma ti viene più utile chiamarlo Spaccagranito di Forte Forte, e allora cerco di ricordarmi perchè alla nostra cara "principessa" gli ho cucito addosso quel nome: Sabrina.
Ed ecco qui l'idea! anzi due! posso scegliere tra "pungente" o "affilata".
Direi che la seconda andrà benissimo, e mentre son lì nei pressi della casetta della giovine, vedo fuori il carro con la lettera appoggiata e la damina che piange come una fontana, delusa che nessuno riesca a sostenere la pesantezza delle sue parole.
Povera Sabrina, il pubblico te lo devi conquistare con idee ghiotte, non con parole da bilancia, che poi se sei sensibile e fragile ci soffri anche il doppio.
Ma fortunatamente averla scritta così, mi viene a favore; si perché se avessi inventato un'amazzone guerriera, appena mi fossi rivolto a lei con fare da cantastorie in un momento così delicato, mi avrebbe di sicuro fatto morire dimostrandomi che solo lei era così forte da poter alzare quella lettera per posarmela sul capo.
Così mi avvicino lentamente, con il mio mandolino e comincio a strimpellare cercando di trovare parole convincenti.
La povera figliola
piangeva disperata,
vedendo che l'amore
rende i principi frittata.
Lei mi guarda singhiozzando, dopo che con quelle note son riuscito a catturar la sua attenzione: anche se son spelacchiato mi difendo ancora bene come cantastorie.
Ma un dolce menestrello
che di lei fu anche creatore,
si avvicinò con garbo
per risolver quel grigiore.
Questa rima devo ammetterlo è un pò meno efficace, "creatore grigiore" è davvero poco consistente. Ma non importa, sono i rischi di chi si improvvisa autore, meglio continuare facendole credere che so quel che dico. Anzi se poni qualche concetto strampalato, chi ti ascolta comincia a creder che poi gli darai una coerente spiegazione e rimane per uno strano meccanismo ancor più impigliato nella rete del racconto.
Se l'amor è ragionato
perde la scintilla che fa muover il cuore,
e per tornare ad amare,
s'addice a noi spogliarlo del suo rigore.
E' fatta! Sabrina smette di piangere, e mi guarda per sentir la soluzione che tosto gli do, e per renderla ancor più protagonista le dico che la questione si chiuderà a suo favore, se lei ora agisce come le impone il suo fiero nome.
- Tu sei Sabrina l'affilata! e con la spada devi agire! riporta quell'assassina al suo stato primordiale tagliandola in pezzi così fini, che su ogni coriandolo rimanga una sola lettera. L'amore ora così leggero si solleverà con un soffio; lascialo libero che voli sopra ad ogni cosa; lascia che siano i cani neri e rossi del regno ad ingoiarlo abbaiando alla luna.
Sabrina che ormai pende dalle mie parole, agguanta una spada e salta a gambe larghe a cavalcioni della lettera d'amore, e mentre io che per per entrare più nel ruolo le recito questa follia ad occhi chiusi; un occhio appena appena lo apro per godermi questa scena, e come vedo nel suo fare un minimo di esitazione, scendo ancor più nel profondo con parole che possano sembrar fetide, per rappresentare bene l'odio che adesso ella ha per quelle da lei scritte.
- E lascia che quei cani ingoino fino all'ultimo strappo, con dentro tutti quei "ti amo", "desiderio", "ardore", "strazio il cuore". Poiché percorse le loro membra usciranno da dietro nella forma che più gli si addice, ed una nuova lettera prenderà vita: una lettera con medesime lettere ma differenti parole. Così che grazie al caos avrai trovato rimedio. - proseguo mentre lei tira giù fendenti e fa volar coriandoli da tutte le parti. - Or la lettera sarà quella che farà innamorare, dove parole ormai prive di senso saran le più sincere e proprie dell'amore, poiché viscerali.
Sabrina lancia in aria l'ultimo quadrato, l'ultima lettera che si solleva in volo.
Sono salvo! nessun principe dovrà più perire per mano di questa screanzata che vuole scrivere parole che non è in grado di gestire.
Io da parte mia, mi son risollevato e pregusto già il dolce tintinnare delle monete nella mia saccoccia, perché ora come cantastorie ho guadagnato "la storia delle storie": quella che in un colpo solo ha salvato da morte certa tutti i principi delle prossime generazioni.
Sabrina mi guarda, con occhi pieni di gioia, perché finalmente si è liberata del peso di un amore combinato a tavolino.
Poi lascia la spada e mi si getta al collo, e mi bacia, e mi accarezza, e mi chiama "Salvatore" che non è neanche il mio nome, e io sono quindi preso all'amo. Povero narratore di così poca sostanza che non riesce a esser fermo neanche davanti al proprio personaggio peggiore.
Sabrina cosa devo fare?
Non posso dire che non amo le mie storie e l'umanità degli inconsapevoli attori che le muove, sarei un vile traditore che volta le spalle e con menzogna ripudia colei che quelle monete gli è tornata a far mettere in tasca.
Poi dico la verità: Sabrina l'avevo scritta bella, ma così bella che anche a me ha inoculato le farfalle dell'amore.
Finiamo per maritarci, in questa storia banale.
Ed è così che la sera mi ritrovo fuori dalla casetta, abbracciato alla mia bella Sabrina, mentre guardiamo la luna e ci chiediamo che fine abbiano fatto tutte quelle parole diventate coriandoli, che son state poi mangiate dai cani, e digerite e a loro volta espulse sotto un'altro forma più fetida e terrena.
Come questa storia che partiva con tante premesse e promesse e se n'è andata per un'altra strada tutta sua.
Così come ogni lettera d'amore è una promessa che non manterremo, ogni storia che vuol essere originale finisce per diventare la lettera d'amore che un cantastorie scrive, per chi lo viene ad ascoltare.