domenica 10 marzo 2013

La fisarmonica - (carte estratte: 0 19 14 - tiraggio di Pamela L.)



Se Perla guardava fuori dalla finestra in una mite giornata di sole, vedeva sia la tempesta che la siccità più nera.
Da sempre aveva visto le cose in questo modo per una strana malformazione ai suoi cristallini e se teneva stretto l'occhio destro, col sinistro vedeva ogni aspetto bello che c'è nelle cose, mentre con l'altro occhio solo il brutto le rimaneva impresso.

Molti medici si erano avvicendati per cercare di venirne a capo, ma a nessuno era mai stato concesso di essere agli occhi degli altri, il più furbo; così che se Perla guardava il professor Terlizi con l'occhio sinistro mentre era chino su di lei per visitarla, gli si presentava davanti un uomo che aveva dedicato tutti gli studi della sua giovinezza agli altri, ma appena lei strizzava l'altro occhio, quel che aveva davanti era un uomo ormai mosso solo dal denaro.

Quella sua particolare condizione, non le aveva mai permesso di vedere le cose come lei avrebbe desiderato, i suoi occhi sempre tesi tra due opposti le svelavano un mondo fatto di contrasti, dove anche i bambini non erano solo esseri puri, ma capaci altresì di odiare, imporre e godere; dove chiunque era in grado di mostrare senza inibizioni al suo sguardo, il massimo bene che aveva realizzato, così come la peggior sozzura.
Negli anni aveva imparato a ponderare una media per capire chi avesse di fronte.

Fu un giorno di marzo che accadde qualcosa che non aveva visto mai.
Ai bordi di un marciapiede vi era un suonatore di fisarmonica, con tanto di cappello al rovescio appoggiato sull'asfalto per le offerte.
Le sue dita scorrevano veloci sui tasti e per ogni persona che passava lì davanti, quell'uomo riusciva ad improvvisare una melodia che catturava.
Ad occhi chiusi continuava a suonare con il capo chino sullo strumento, veloce ed adagio a seconda del momento e in lui non c'era niente di opposto: agli occhi di Perla aveva un solo aspetto.

Fu un esperienza completamente nuova per la ragazza, di fronte al suonatore non era costretta a strizzare un'occhio dopo l'altro, finalmente in lui vedeva esattamente ciò che tutti normalmente vedono.
Incuriosita, Perla gli si parò davanti, come a voler entrare con decisione nel suo campo visivo, nonostante quello tenesse gli occhi chiusi.
La musica si fermò.
L'uomo alzò il capo.
Aprì gli occhi e la guardò.
Poi sorrise.

Di monete nel cappello non ce n'erano molte, di pezzi nella fisarmonica un'infinità.
- Sai che la tua melodia è fatta di silenzi?
Le disse l'uomo.
Perla continuava ad osservarlo, spostando la testa come si fa quando si guarda qualcosa per la prima volta, scrutandolo con un misto di meraviglia e sospetto, mantenendone una certa distanza.
- Riesco a vederti come se fossi uno solo.
L'uomo si guardò oltre le spalle, come se la volesse bonariamente prendere in giro.
- E quanti altri dovrei essere?

Spiegare se stessi al prossimo è un'impresa tra le più ardue, e Perla questo lo sapeva bene, abituata a fare di ognuno l'incontro tra gli opposti.
Il suonatore però aveva compreso tutto di lei poiché lei non generava neanche una singola nota.
- Anch'io sono come te, vedi! Le mie mani adesso non si muovono, tu sei al centro e fatta di silenzio. Anche per me è la prima volta che ho di fronte qualcuno che percepisce gli opposti. Tu attraverso gli occhi, io con le mani.

Il suonatore di fisarmonica cominciò a suonare nuovamente, al passaggio di altre persone, melodie sempre differenti, alcune allegre e altre struggenti; erano le sue mani a percepire gli opposti di quelle persone ed ogni minima variazione tra il meglio ed il peggio, quando gli sfilavano dinnanzi, producevano la loro canzone.
Così un semplice impiegato diventava pura musica, poiché è nel rapporto di distanza tra i suoi estremi che veniva generata quella melodia.
La fisarmonica è strumento degli opposti, che in una danza si avvicinano ed allontanano generando al centro del mantice il suono.

Perla comprese in quel momento, che ciò che aveva visto nelle persone fino a quel giorno era la loro totalità e non poteva né doveva cadere nel tranello di pensare che fossero la media tra due opposti.
Bene e male li vide per la prima volta come una danza.

Mise una moneta nel cappello del suonatore e poi se ne andò via, sapendo che più si allontanava da quell'uomo più avrebbe allontanato il "cantabile" dalla "bottoniera".
Un giorno si sarebbero riavvicinati, per produrre ancora una volta, il suono del silenzio.