venerdì 13 aprile 2012

Malvina a raddrizzar i torti storti - (carte estratte: 9 3 13 - tiraggio di Mara)



Ciò che accadde a Malvina quando i suoi figli raggiunsero l'età dell'avventura, non dovrebbe stupir nessuno di voi lettori, che benché siate soliti tener ben saldi gli occhi su queste righe, potreste un bel giorno ritrovarvi in simil strampalata situazione. Leggete allora con accortezza, poiché forse tra queste righe potreste trovar un centro alla vostra visione.
Malvina, come poc'anzi menzionavo, era una donna dallo sguardo gentile che aveva due figli giunti ormai in odor d'avventure, tant'è che presero l'armi in mano decidendo di muoversi verso il mondo per percorrerne le glorie.
Marzio e Manfredi, così si chiamavano i due fratelli, salutarono la madre e saliti a cavallo partirono.
Lei che da sempre li aveva tenuti sotto gli occhi, li guardò allontanarsi verso quelle vastità, con il cuore colmo di gioia e tristezza per ciò che a ben vedere è un naturale abbandono, e quando quelli giunsero al bivio sulla linea dell'orizzonte presero dunque la loro decisione.
Marzio disse come tuono.
- Io percorrerò le vie dell'est che son cariche di tesori e sfide, il mio braccio che è sì forte spazzerà via in un sol colpo ogni ostile. Troverò ricchezze che porterò a nostra madre, così che ella non debba della nostra partenza mai aver rimpianto.
Manfredi di rimando sostenne.
- Io da me mi perderò per le vie dell'ovest, dove va il sole a coricarsi, dove il pensier si placa e mi potrà pervadere nel sonno. Cercherò i più illustri ragionamenti e i tesori del di dentro, così che a nostra madre porterò in dono parole preziose come l'oro, che saranno seconde sole alla dolcezza dello sguardo con cui ci ha cresciuti.
E dopo tutta questa poesia, cari amici, devo dire che anche a me la lacrimuccia cala e mentre la goccia mi si stacca dall'occhio in verticale, quei due si separarono in orizzontale.
Malvina che non distribuì mai in disugual misura l'amore che per i due figli provava, seguì con lo sguardo fiero di una madre quelli che si allontanavano in direzioni opposte, ritrovandosi così in poco più che un battito di ciglia ad aver gli occhi belli spaiati e storti, che pareva esser diventata uno di quei grossi lucertoloni che cambian colore così come cambia il mondo.
Così da quel giorno, ella dovette per troppo amore far i conti con questa strampalata situazione.
Malvina dagli occhi storti, così solean chiamarla, se ne andava in giro per le vie con un cuscino legato in fronte per rimediar alle tante botte che rischiava di prender in capo, si muoveva lenta per non farsi troppo male.
Tutto il suo giorno era diventato un continuo andar di lato, e benché sapesse con un occhio che procedeva verso dove doveva andare, contemporaneamente con l'altro vedeva che si allontanava da dove doveva venire non capendo mai da dove doveva stare, così che per lei il "quando adesso" era diventato un concetto difficile da afferrare.
-Io Malvina vivevo nel prima di dove vengo, vivo nel poi di dove vado, ma dove sono capitata adesso?
Eh si perché girando in ogni dove, la poveretta se ne era andata dritta dove non doveva andare e quando la trovarono a rovistare nelle stanze segrete del palazzo, il re se ne ebbe così a male che la fece imprigionare sulla torre più alta del castello.
Cara Malvina che fine impietosa che hai fatto, resa colpevole per troppo amore. Ti sarebbe convenuto tener gli occhi belli a fianco non sforzando troppo i bulbi sulla linea d'orizzonte.
Ma poi a ben vedere, da quella posizione sulla torre del castello a Malvina fu concesso un privilegio, eh si! perché con quegli occhi che facevano a botte poté veder in opposta direzione causa, effetto e reazione.
Così se il re andava a trovare una damigella, poteva di rimbalzo veder pianger la regina. Se quello invece sul trono dava udienza col sorriso, ella poteva veder che prima aveva mandato le sue guardie ad intimidir chi non pagava i tributi. E ne vide così tante che a niente più servì il cuscino per evitarle i mal di capo.
Quante storture nella vita, quante ingiustizie oltre alla sua, e se lei non avesse più potuto rimetter gli occhi in linea si chiese se almeno quel suo sovvertimento non potesse esser di qualche aiuto ad altre alme.
Così con le lenzuola cominciò a provare a raddrizzare i torti storti in quel paese, e quando vedeva il re mandar le guardie a far razzia, lei appendeva fuori un lenzuolo piegato quattro volte, che voleva dire che "era ora di far quadrato" e i contadini comprendevano di correre ai ripari; mentre quando vedeva quello pronto per la damigella, il lenzuolo lo piegava in tre perché la regina sapesse del terzo incomodo.
Come una lanterna alzata da lontano, dalla sua prigione salvava tutti, ma proprio tutti, che ormai era diventato un rito quotidiano guardar la prigione sulla torre non con sospiri ma con speranze.
Lenzuolo steso: tutto liscio.
Piegato in due: sappiate sceglier.
Ritorto in tre: il terzo incomodo.
Chiuso a quattro: facciam quadrato.
Fisarmonica a cinque: la solita musica.
Specchiato a sei: guardarsi alle spalle…
E via così passando per tutti i modi e i numeri di piegare quello.
Il re ne usciva pazzo, non capiva perché non gli fosse più permesso nulla senza che prima qualcun altro non lo venisse a sapere.
Ma dopo tutto questo arrivò il giorno in cui Marzio e Manfredi, l'uno dall'est e l'altro dall'ovest si ritrovarono ad incontrarsi sul bivio che riportava al paese.
Non trovando al suo posto la madre, quei due cominciarono a chieder spiegazione e quando il re indicò la torre sulla quale non aveva mai posato lo sguardo per troppo orgoglio, si rese conto del lenzuolo.
Le guardie assediarono i due fratelli che si batterono a suon di mazzate e ragionamenti fini, ma non bastò per loro tutto quel viaggiare di fronte al potere del re, e caduti in catene furon portati sulla piazza principale.
Il re capito a questo punto di essere lui ora il solo ad aver subito un torto storto, decise di dar una lezione esemplare a Malvina, che fu condotta anch'essa sulla piazza.
- Non mi ricordo quale cantore mi ha detto, che saper allevare un figlio è come tender l'arco, dando loro direzione per poi saperli lasciar andare - Disse il re. - Sarà così che oggi a tutti voglio dimostrare quanto ciò corrisponde al vero e quanto grave è prender certe decisioni.
A Malvina fu messo in braccio arco e due frecce da incoccar insieme.
- Stai ora dinanzi ai tuoi figli e a due bersagli, se incoccando quelle insieme colpirai la paglia colorata essi saranno liberi, se invece non saprai dove ben mirare sarai tu a dargli la morte, e infine se non vorrai tirare sarà la mia mano a fargli saltare le teste. A te la responsabilità di saper guardare al centro.
Con un occhio rivolto all'est e quell'altro rivolto all'ovest, mentre ella procedeva verso dove doveva andare e contemporaneamente vedeva che si allontanava da dove doveva venire, si trovò a dover riafferrare il concetto ormai poco pratico del dove doveva essere adesso.
E così cominciò a girare su se stessa, vorticosamente, sempre più veloce al centro del suo punto.
Niente più prima né tantomeno poi, niente più sono stato né sarò, niente più ti ho guardato né ti guarderò.
Non importa dove guardi, ma è la giusta distanza che definisce il punto dove colpire.
Le due frecce partirono all'unisono.

Marzio e Manfredi, così si chiamavano i due fratelli, salutarono la madre e saliti a cavallo partirono.
Lei che da sempre li aveva tenuti sotto gli occhi, li guardò allontanarsi verso quelle vastità, con il cuore colmo di gioia e tristezza per ciò che a ben vedere è un naturale abbandono, e quando quelli giunsero al bivio sulla linea dell'orizzonte presero dunque la loro decisione.
Malvina li guardò da lontano, poi prima che questi si separarono, si voltò e tornò in casa.
Prese un lenzuolo e lo piegò in due, poi partì per il paese.

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