sabato 1 ottobre 2011

Tutti i mali del mondo - (carte estratte: 16 15 13 - tiraggio di Federico F.)



Sono le pieghe delle lenzuola la causa dell'insonnia, che se invece di sentire quell'orlo premer contro pancia e coscia potessi semplicemente scivolar per superficie liscia in un sonno calmo, ci sarebbe tanto da guadagnare.
Ma il problema rimane proprio quello e tu per quanto tiri da ogni lato, non trovi scampo alla situazione, con risultato di aver trasformato quel lenzuolo in carta straccia.
Così tante erano le pieghe che Ferdinando aveva impresso nel suo letto, cha da ben sedici giorni non chiudeva occhio. Ma quando finalmente l'orbita si era fatta così pesante che gli sembrò di cadere giù dal letto, un "toc toc toc" lo rimise in piedi.
Ferdinando infilate le babbucce, con la candela in mano andò a vedere chi fosse all'uscio, quando solo due rintocchi aveva suonato la campana.
Oh per misericordia!
All'uscio si parò dinnanzi il diavolo, che appena l'uomo scostò di poco la porta quegli ci infilò le unghie rapido ed entrò in casa come il soffio freddo della notte.
- Buonasera Ferdinando.
- Buonasera signor Diavolo, data l'ora immagino sia cosa importante e improrogabile.
Ferdinando era sempre gentile, conosciuto tra tutti per i suoi buoni modi.
- Ah certo! L'importanza è presto detta, fatemi prego cortesia con la sola vostra presenza, sempre se non disturbo.
- Ci mancherebbe, prego si accomodi al mio tavolo. Le posso preparare una tisana calda per darle maggior conforto?
E in questa situazione, Ferdinando dovette rinunciare al letto, collezionando in altro modo una nuova notte con gli occhi a palla.
E mentre il diavolaccio gliela raccontava bella e lunga, il nostro pover'uomo schiacciava ventotto erbe in tisana.
- Si, caro Ferdinando, perché pensavo che a volte anche io dovrei seguire il vostro esempio: voi vi comportate bene con la vita, avete buone maniere, siete figlio rispettoso, di grattacapi non ne avete da smaltire.
E mentre il diavolo continuava a raccontargliela in lungo e in largo, come fosse norma, con la calda tisana di Ferdinando ci si lavava il culo e il fallo. Non gli si poteva dar torto del resto: la tisana era davvero rinfrescante.
Arrivò così la mattina, e quando il gallo cominciò a cantare, il diavolo salutò il pover'uomo che neanche quella notte chiuse occhio.
Ma perlomeno il letto non era stropicciato non avendoci posato le membra stanche per nemmanco un'ora.
La notte successiva Ferdinando disse:
- Questa volta non mi faccio più fregare, se all'uscio vedo il diavolo non gli apro.
Tirò bene le coperte e per non farvi nemmeno una grinza, vi scivolò dentro piano piano e non si mosse se non solo per respirare.
Toc, toc, toc.
- Questa volta, lascio perdere, se è lui faccio finta di dormire.
Toc, toc, toc.
Ferdinando andò alla porta per vedere chi ci fosse di fuori, ma vide solo un uomo magro magro fino all'osso.
- Bene! Non è il diavolo.
Così aprì la porta.
- Buonasera Ferdinando, sono la morte. Mi spiace disturbarvi a quest'ora della notte, ma è cosa assai importante.
Ferdinando allora lì per lì, dispiacendogli di far torto a quella che stava li fuori al freddo mezza ignuda, la fece entrare.
La morte si accomodò per bene sul letto e vista quella coperta senza manco una piega, chiese a Ferdinando se la potesse usare.
- Sapete Ferdinando, quando uno è così magro come me per costituzione, gli viene sempre da patire il freddo.
- Non fate complimenti cara morte: riscaldatevi.
E il nostro, alzò la coperta sulle spalle di quella, che disse.
- Ero li che pensavo, ma il Ferdinando è proprio una brava persona, che mi dispiacerebbe incontrarlo solo il giorno in cui dovrò portargli via la vita.
Ferdinando non poté far altro che pensare, che anche in questa notte non avrebbe chiuso occhio, perché da come quella era partita a raccontare, pareva cosa lunga e assai complessa.
- Si, perché tutti pensano a me come una persona che quando arriva toglie solo, si porta via la vita, la gioia, i sogni e le speranze. Ma alla fine anche io son come loro, che la notte ho anche freddo, mi vien fame due volte al dì e non posseggo altro se non una falce e un paio di mutande. E poi sono espansiva, mi verrebbe voglia di chiacchierar con tutti per ore.
Oh santa pazienza che devi avere con la morte! E Ferdinando per scaldare quella magrezza incompresa e dargli corda, gli fece vedere come si faceva a preparare la tisana, proprio come quella che aveva fatto la sera prima: ventotto erbe in acqua calda.
La morte fu soddisfatta, sentendo come quella gli scaldava le membra, e la mattina dopo salutò Ferdinando che recuperata da terra la coperta stropicciata, uscì a sua volta di casa con il sonno addosso.
- Non si può proprio più dormire! Questa notte alla morte, mi dispiace non gli apro; che benché siano interessanti i suoi argomenti, quella parla tutta fino al alba senza smettere.
E infatti arrivata la notte Ferdinando non aprì alla morte, perché lo fregò di nuovo il diavolo.
Che se uno si è preparato bene a difendersi su un fronte, dall'altro rimane sguarnito e cade in confusione.
La notte seguente poi non aprì al diavolaccio, ma alla morte. ormai quelli sembrava si fossero dati appuntamento alterno, e un giorno l'uno e il successivo l'altro riuscivano sempre a tener sveglio quel pover'uomo con le loro questioni, e per ben quattro anni egli non chiuse più occhio.
Ma una sera del quarto anno, che era bisestile, si presentò all'uscio prima la morte e subito dopo il diavolaccio.
Questi due che erano andati in confusione per quell'anno particolare, al ventinove febbraio non sapevano bene cosa fare e se l'uno pensò di ritardare di una notte, quell'altro per non sbagliarsi ragionò di anticipare.
Ferdinando a quel punto non sapendo proprio cosa fare, li squadrò per un pò dalla finestra.
- Mannaggia! Che questa volta mi ero ben preparato a non aprir né all'uno né all'altro, ma che venissero insieme non lo avevo considerato.
E aprì anche quella notte.
Ma per abitudine ormai, quei due sapevano cosa fare, e se la morte aveva imparato a preparare e servire la tisana tenendosi la coperta sulle spalle, al diavolaccio bastava solo riceverla per lavarsi poi le chiappe.
Ferdinando se ne rimase li senza nulla da fare, così si sdraiò sul letto ormai di lenzuola e cominciò a russare.

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