sabato 8 ottobre 2011

Le parole del maestro - (carte estratte: 19 13 5 - tiraggio di Nadia S.)



Tra tutte le novelle vi posso assicurar che questa è quella più vera del vero, perché non si tratta di metter in scena personaggi nati solo da mia fantasia, ma di riportar ciò che ho visto ieri con questi mie occhi.
Vi era un uomo santo che parlava attraverso ciò che diceva la gente, dalla sua bocca non usciva mai una singola parola, ma era solito dire sempre il vero.
Egli era un moro dalla pelle d'ebano, vestito di rosso, che chiedeva una moneta per dar risposta a tutte le domande che gli venivan fatte.
Attorno alla sua santità si era detta ormai ogni parola conosciuta e molti dubitavano che ciò fosse vero, eppure ogni singola persona che aveva avuto modo di toccare con mano la sua profonda saggezza, ne era venuta fuori cambiata e nuova di pacca.
Stavano all'alba due fratelli sulla riva di un fiume, che per abitudine e carattere si davan sempre contro, e se uno diceva che il mattino ha l'oro in bocca, l'altra - che era femmina - gli rispediva indietro uno sbadiglio, per dimostrare che dalla sua cavità non cascavano monete.
Anche a loro erano giunti i racconti di chi aveva visto all'opera il santo, e se lei mossa da curiosa reverenza lo voleva veder arrangiare l'alma di un qualche poveretto, al fratello di contraltare faceva sorridere solo l'idea di vederlo cascar per terra.
Decisero quindi che quel giorno sarebbero andati a cercare il santo, per vedere se aveva da snocciolare qualche risposta anche a loro.
Nella piazza principale, un pò in disparte era seduto il moro. Non stava su una sedia gestatoria, ma su una pietra piatta accostata alla fontana più grande del paese. Le persone gli si accostavano e si sedevano, attendendo che egli finito di contemplare il mercato da quella posizione, si alzasse al momento buono per condurre chi aveva bisogno di risposte alla verità.
Un uomo magro magro sino all'osso, si avvicinò e si sedette tra gli atri. Il santo allora si alzò, camminò sino al poveretto e gli tese la mano per avere la moneta, poi fece segno a quello di seguirlo.
I due si avviarono verso il mercato.
- Santo! Signore voi siete santo! Io ho un male che non può essere guarito, un male che mi porta ad una morte certa, subitanea, spietata. Mi dia la vita! Come devo fare per guarire ora, adesso.
Io ve lo avevo detto che il santo parlava attraverso la gente, e non diede nessuna risposta a quella domanda, continuò solo a camminare, andando là dove vi era un groviglio di corpi che si accalcavano per tirare il prezzo migliore sulle merci.
- Venghino, venghino signori, che questo è il posto giusto per trovare ogni cosa.
Non si capiva nulla in tutta quella confusione, che il povero malato dovette cominciare a urlare nell'orecchio del santo per sovrastare tutte quelle grida.
- Messo di fronte a morte certa, non so più chi sono, cosa devo fare?
Ma li era tutto un'intreccio di frasi sconclusionate
- … 12 anni fa…
- Mamma andiamo a vedere…
- ... di trovare un rimedio che mi arrangi del denaro…
- Mezza strega, come fai?
- Non mangi niente!
Avete presente quando siete immersi nella folla? Sembra quasi che vi sia un'unica armonica melodia che viene salmodiata sotto forma di brusio, e come un canto ha a volte degli accenti dove qualche parola si fa strada da sola. Un mozzicone di frase. Un racconto masticato.
- Io devo sapere come poter fare! Voi che siete santissimo tra tutti, voi sapete il vero, ed io devo sapere, voglio sapere! Ve ne prego, guardatemi non vi faccio pena?
Fratello e sorella che avevano assistito sin dall'inizio a questo soliloquio da dietro le spalle dei due, tendevano l'orecchio per sentire quali parole diceva o non diceva il santo, spintonandosi a vicenda per dare ragione ognuno alla propria posizione.
- Voi scegliete quello che vi piace di più signora…
- Ne ho di tutti i colori…
- Al mercato ci vengo solo per curiosare un pò!
Il povero malato, cominciò ad incalzare per avere la risposta per cui aveva pagato il peso di una moneta.
- Santo, ditemi come fate? Come riuscite a conoscere sempre la verità?
- Signori! Signori non spingete, ce n'è per tutti se avete pazienza…
- Santo uomo siete voi! Ma non capisco, non dite niente? Io credevo che mi avreste aiutato!
- Se mi date le vostre misure, posso tagliarvi un vestito con la stoffa verde che avete scelto.
- Parlate maledizione! Voi non siete un santo! Voi credete di poter piegare la volontà delle persone! Approfittatore!
- Mia cara dama, se passavate poc'anzi, vi avrei potuto soddisfare. Purtroppo di quella mercanzia ora non ne ho più per voi.
I fratelli che avevan continuato a porgere l'orecchio per tutto il tempo, per pena vollero difendere il malato, e contro quel falso santo che non aveva invero tutte le risposte, gridarono all'unisono:
- Voi siete solo un impostore!
E come tante volte accade con perfetto tempismo, che quando a tavola nel brusio generale tutte le voci dei commensali per un istante si chetano all'unisono, quella singola frase si erse nel silenzio.
Il moro si voltò, e con grande calma, porse le mani ai due, consegnando una moneta per ciascheduno.
Poi si allontanò con andatura lenta, lasciando dietro a se il povero malato, che quasi come se si fosse fatto pietra, ad occhi spalancati non distolse lo sguardo dai due fratelli, poi disse:
- Me ne vergogno di aver finto malattia, ma speravo che per pena mi dicesse quale fosse il suo segreto di conoscer sempre il vero.
E così tutti ebbero la loro risposta.

Nessun commento:

Posta un commento