- 1… 2… 3… 7… 8… 14… 16… 18. Le pecore ci sono tutte!
Maurilio faceva il pastore, e aveva diciotto pecore, né una di più né una di meno. Per contarle annodava ogni volta su una corda diciotto nodi. Di questo numero ne aveva fatto un vanto, tant'è che per ogni pecora che prima o poi veniva a mancargli, bell'è pronta ne recuperava un'altra.
Quella mattina che era venerdì e come ogni venerdì doveva fare, prima di andare al pascolo, aveva messo in bisaccia un mezzo pecorino di quelli che aveva a stagionare. E non vi farò la lista ma sappiate che era molto scrupoloso su certe cose, su alcune quantità, su come ne dovesse mangiare, su che giorno fosse e sugli orari da rispettare.
Perché sapeva che uscir anche solo poco dal suo seminato, gli avrebbe fatto perder tutto. E se vi dico tutto, intendo proprio tutto.
- 1… 2… 3… 7… 8… 14… 16… 18. Le pecore ci sono tutte!
Vittorio faceva il pastore, e aveva diciotto pecore, né una di più né una di meno. Per contarle annodava ogni volta su una corda diciotto nodi. Di questo numero ne aveva fatto un vanto, tant'è che per ogni pecora che prima o poi veniva a mancargli, bell'è pronta ne recuperava un'altra.
Quella mattina che era venerdì e come ogni venerdì doveva fare, prima di andare al pascolo, aveva messo in bisaccia un mezzo pecorino di quelli che aveva a stagionare. E non vi farò la lista ma sappiate che era molto scrupoloso su certe cose, su alcune quantità, su come ne dovesse mangiare, su che giorno fosse e sugli orari da rispettare.
Perché sapeva che uscir anche solo poco dal suo seminato, gli avrebbe fatto perder tutto. E se vi dico tutto, intendo proprio tutto.
Ma ritorniamo a Maurilio, dove lo avevo lasciato?
Ah si! Era arrivato al pascolo.
Un pò sopra al grande prato, vi era una roccia piatta sotto ad un bell'albero di Acacia. Il cappello dell'albero faceva da riparo al sole, e i rami di color dell'oro erano così belli a vedersi che erano una gioia per gli occhi. La posizione dava vantaggio per riuscir a vedere tutto il verde, senza il pericolo di perdere una sola pecora, né di farsi sfuggire dove andasse l'altro.
Maurilio arrivò li e si sedette un pò impaziente. Qualcosa non andava. Non lo vedeva arrivare neanche da lontano.
Guardò meglio. Finalmente eccolo! Lo aveva proprio fatto stare in ansia.
Ma ritorniamo a Vittorio, dove lo avevo lasciato?
Ah si! Stava arrivando al pascolo, cercando di fare più in fretta del solito, perché oggi era un pò in ritardo.
Sperava che l'altro non se ne fosse accorto.
Non so se ve lo avevo già detto, ma un pò sopra al grande prato, vi era una roccia piatta sotto ad un bell'albero di Acacia. Il cappello dell'albero faceva da riparo al sole, e i rami di color dell'oro erano così belli a vedersi che erano una gioia per gli occhi. La posizione dava vantaggio per riuscir a vedere tutto il verde, senza il pericolo di perdere una sola pecora, e con il vantaggio di farsi scorgere da lontano.
Vittorio si sedette tutto trafelato vicino a Maurilio, che era li da un pò.
- Ho avuto paura che non giungessi. - disse Maurilio - nonostante tu abbia nozione che è cosa assai importante, lo fai sempre. Un giorno è il pecorino. Un giorno è un morso in più. Quell'altro non si sa più il perché arrivi che io son già arrivato.
Vittorio annuiva come a volersi scusare, come se quella lezione fosse l'ultima che Maurilio gli avrebbe dato, perché da adesso non ce ne sarebbe più stato bisogno.
Dovevano essere uguali, se volevano continuare a vivere.
- 1… 2… 3… Vediamo almeno se ci sono tutte… 7… 8… perché un'altra sorpresa oggi non la reggo… 14… 16… 17… Cos'è quella? 18… E' nera!
Va bene ora mi fermo. Lo devo fare perché vi vedo lì tutti a ganasce spalancate, che non capite cosa stia succedendo; e a dir la verità neanche io bene li capisco quei due con la loro strana idea.
Maurilio e Vittorio in realtà erano la stessa persona, però non una ma due distinte.
All'inizio si chiamava Maurilio Vittorio, poi un giorno mentre giocherellava a tirarsi le dita per farsele schioccare, si tirò l'indice così forte che sbalestrò Vittorio fuori da se stesso.
E patatrac, adesso ce n'erano due di lui.
Avere due di sé permette di vivere due vite, poter vedere il mondo il doppio delle volte, e magari scoprire che è più bello con gli occhi dell'altro te.
Ma a Maurilio, che in quell'istante pieno di entusiasmo si accorse che avrebbe potuto avere una seconda vita, venne il dubbio sin da subito che come quello era uscito, prima o poi sarebbe potuto rientrare.
Che il destino poi alla fine le cose se le va a riprendere.
Forse facendo passar sotto silenzio la cosa, magari il fato non ci avrebbe badato.
Quindi si stipulò il patto.
- Per non far accorgere la vita della nostra situazione, ogni nostra azione, decisione e visione del mondo dovrà essere la medesima. Mangeremo ogni giorno lo stesso cibo, daremo il medesimo numero di morsi al pecorino, impegneremo la giornata con lo stesso mestiere e il nostro bestiame sarà di 18 belle pecore candide, che daranno una lana bianca come la neve.
Questo spiega un pò di cose, e per Maurilio vedere la diciottesima pecora nera come la notte fu come esser colto da improvvisa malattia, perché adesso l'ago della bilancia pendeva più da un lato che dall'altro.
Vittorio che dei due era quello un pò più per l'appunto sbalestrato, cercò di metterci un arrangio alla questione, e cominciò a spiegare.
- La povera mia diciottesima pecora, che la chiamavamo nerina per gli occhi troppo scuri, ieri al rientro è finita giù nel fosso. - piagnucolava Vittorio - Che io gliel'ho spiegato che i passi son contati, che la strada doveva essere la solita battuta. E per l'appunto a far di testa sua è finita giù dritta nel burrone. Così ne ho preso un'altra dal mio buon vicino, quella che mi pareva la migliore, pagandola così a peso d'oro che adesso la cinta ce la dobbiamo stringere di almeno otto fori.
Maurilio non credeva a quelle parole, non riusciva a capire perché l'egli stesso sbalestrato fosse così allocco da non intuire la gravità del fatto.
- Ma quella è nera! Mio caro Vittorio.
- Ma l'ho chiamata bianchina per riequilibrare!
Ed eccolo li tutto insieme Maurilio Vittorio, che benché fossero due si ostinava ad esser solo. Il danno era fatto.
Ora qual'è la soluzione se hai trentacinque pecore bianche e una nera, e non vuoi darlo a vedere al destino?
Ai due lì per lì non venne nulla in mente, poi l'illuminazione e Maurilio disse:
- Le tosiamo tutte anche se siamo fuori stagione! Così la pelle bianca di ogni pecora si confonderà con quella dell'altra, tornando ad esser tutte come fiocchi di neve.
I due si misero di gran carriera sulla via del ritorno e giunti alle loro abitazioni attigue, presero le cesoie e cominciarono a darci di mestiere, prima che la vita si accorgesse di quell'arrangiar la situazione.
E una, due, tre, sedici, venti, trenta e trentacinque la nera, tutte quelle le andarono a spogliare.
Ma ogni pecora ha la pelle come la sua lana, scura come la notte o candida come la neve.
Maurilio rimase con un palmo di naso, continuando a pensare che per guadagnarsi una seconda esistenza, avrebbe dovuto riarrangiare i danni di Vittorio il se stesso sbalestrato. Senza purtroppo considerare che ogni fiocco di neve che da lontano sembra uguale, visto da vicino svela la sua natura particolare.
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