sabato 21 maggio 2011

I sassolini bianchi di Melindola - (carte estratte: 20 3 8)



E' nella notte che si può scorgere meglio la luce.
Se fosse stato in pieno sole, non è che si sarebbe visto bene il raggio di luce ambrata che si faceva strada dal cielo.
Là nel bel mezzo del campo che quest'anno aveva dato solo troppi pochi frutti, c'era un raggrinzito melo e dalla finestra della casa lo si poteva vedere incorniciato, stretto tra le quattro linee degli infissi che formavano un quadrato.
Melindola se ne stava li a fissare la misera pianta pensando a tutti i debiti che aveva fatto per mangiare, quando pian piano scorse un raggio di luce che veniva giù dritto dalle stelle.
Era come quando in una giornata fosca, tra le nubi si fa strada un filo di sole, ma nello scuro quella lama era più decisa e puntuta, indicava con una certa insistenza qualcosa nel campo.
Lei decise di andare a vedere meglio.
L'aria della notte era impertinente e un po' per quello e un po' per timore, Melindola tremava leggermente.
Dove aveva visto la luce toccare la terra, scorse un sassolino bianco di fiume, liscio e freddo pareva aver poco a che fare con quei luoghi, il corso d'acqua più vicino era infatti a tre chilometri.
Lo liberò dalla terra.
Melindola ritornò in casa e mise il sassolino in uno dei due bauli vuoti che aveva in camera, poi andò a dormire.
La seconda notte, stette nel campo per vedere se la luce fosse tornata, ma nulla accadde.
Scoraggiata e delusa per non aver potuto assistere ad un secondo miracolo, tornò in casa.
Ma appena si sedette nella stanza, proprio come la sera prima, e il melo fu incorniciato dal quadrato della finestra, pian piano la luce ridiscese nel campo ad indicare lo stesso punto della notte precedente.
Li ad aspettarla c'era un nuovo sassolino bianco.
La terza notte, attraverso la finestra, la terza lama di luce le indicò il terzo sassolino.
La quarta notte il quarto, la quinta notte il quinto, la sesta notte il sesto e dopo sei mesi buoni, il centottantaquattresimo fu riposto nel baule.
Ma la notte successiva accadde un fatto che cambiò drasticamente la prospettiva della nostra storia.
Melindola si mise alla finestra fiduciosa di poter andare a raccogliere un altro sassolino una volta che la lama glielo avesse indicato, ed eccola la luce ancora una volta farsi strada dalle stelle.
Lei si portò le mani alle guance perchè una vampa di calore la invase, nonostante trovare sassolini fosse ormai una consuetudine, l'emozione estatica ogni volta era tanta.
E allora... la lama di luce non c'era più.
Tiro giù le mani per la sorpresa, e la lama di luce tornò la ad indicare nel campo.
- Oh bella questa, che stanotte è indecisa.
Lei riprova a mettere su le mani e la lama sparisce, poi giù e su, giù e su, giù e su e fuori dalla finestra c'è e non c'è ad ogni movimento.
Melindola strinse gli occhi per vederci meglio e la lama di luce cominciò a svelare la proprio natura.
Spostava le mani prima veloce poi lenta, in alto poi in basso cercando la posizione e non tralasciando il destra e il sinistra, coprendo con le mani tutto il quadrato della finestra.
Ed eccola lì la lama di luce, che nasceva da un riflesso sul vetro: la candela che rischiarava appena la stanza si rifletteva su una vecchia bilancia a due piatti, appoggiata su una mensola alle spalle della ragazza.
Che scherzo sciocco le aveva tirato una bilancia, che le aveva fatto collezionare centottantaquattro sassolini bianchi.
E infatti quella sera nel campo non trovò nessun altro sassolino.
La mattina seguente, le venne da ridere nel vedere da dietro la finestra quel campo malconcio che in questi mesi le aveva dato solo sassi.
Ma poi come in tutte le notti precedenti, vicino al melo cominciò a scorgere qualcosa, ed era il carro dei tributi con le guardie a bordo.
Da li a quando le sfondarono la porta a calci non passò molto e mentre l'ufficiale leggeva a voce alta le accuse, i militari trovarono sia la casa vuota che i due bauli nella camera da letto.
- Questo non pesa niente, è vuoto!
E poi aggiunsero
- Eccola! si è nascosta in quest'altro.
E via a tirare il baule pieno di sassolini bianchi, che ad ogni curva pareva lamentarsi per lo scrosciare delle pietre.
Così lo caricarono sul carro per andare a giustiziarlo e giunti al bordo del fiume, tre chilometri più in la, in quell'ansa dove era più profondo, ce lo calarono dentro con tale forza che andò in frantumi e tutti i centottantaquattro sassolini tornarono al loro fiume.
Dal baule vuoto venne fuori Melindola, così magra da non pesare quasi nulla, per colpa d'un melo raggrinzito.

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