sabato 28 agosto 2010

Le sette uova - (carte estratte: 17 2 0)








Quella ragazza là, aveva un'oca.
Che poi era più un'oca selvatica che un'oca da cortile, ma la ragazza non badava a queste sottigliezze e passava molto del suo tempo a parlare con il suo pennuto.
Intendiamoci, non perchè non avesse nulla da fare, ma si sa, quando sei in età da marito, fare quattro chiacchere con un'oca può essere illuminante.
Tutti i “galli” del paese si facevano belli quando lei passava; comunque era cosa risaputa che lei fosse promessa in sposa a Rufus: un bravo figliolo, gran lavoratore, non molto sveglio e con un nome da cane.
Fatto sta che parla oggi parla domani, la ragazza divenne muta e questo non potè che far contenti i “galli” del villaggio, che pensavano ora fosse perfetta: bella per far infiammare i cuori e muta per non aver troppi rimorsi.
Rufus non ci fece molto caso alla condizione della sua futura moglie.
L'oca se ne dispiacque e disse: “Cara amica, mi addolora vederti in questa condizione, per riparare a tanta amarezza, voglio farti un regalo”
E pam... pam... pam... fino a sette depose le uova.
Ne fece sei d'oro e uno bianco, normale.
La ragazza incredula disse “...”
Si non poteva parlare, quindi raccolse le sette uova nel grembiule e si diresse verso il villaggio per andarsi a comprare una bella dote per il matrimonio.
Nei pressi del fiume che portava fino al centro del paese, le combinò un guaio quella radice al margine della strada, e patapunfete! lunga e distesa a terra che tutte le uova si schiantarono sotto il suo peso.
La ragazza si rialzò, e con un occhio chiuso ed uno aperto per non soffrire troppo a guardare il danno, aprì il grembiule e constatò.
Tutte e sei le uova d'oro si erano sbriciolate a mò di polvere, che bastò una folata di vento per perderle tutte, ed oltre al danno la beffa: di tutte e sette le uova, quello bianco e normale era rimasto integro.
Lei disse “...”
Che non vuol dire niente se sei muta, ma se avesse potuto parlare, più o meno ci sarebbe suonato in questa maniere “Che danno! Ed ora mi rimane solo un uovo ed un vestito sporco per dote.”
Tutto il vestito impiastricciato d'uovo, così si accostò al fiume dove non la si poteva vedere e si levò tutti i vestiti, li lavò e poi li stese sui dei rami li vicino ad asciugare.
Che fare a quel punto, si sdraiò giù nel prato con l'uovo in mano e si appisolò.
Da dietro un cespuglio, che aveva visto tutto, sbucò fuori quell'uomo pazzo con tanto di barba e capelli lunghi fino ai piedi, che tra un grugnito e l'altro si prese tutti i vestiti della ragazza.
Lesto si infilò le mutande, la gonna e la camicetta, tutto sopra a barba e capelli, e se ne scappò di corsa verso il villaggio così abbigliato.
La ragazza si svegliò e si trovò senza nulla da poter indossare, prese su l'uovo e pensò: “Io così conciata al villaggio non ci posso più tornare.”
Così decise di andare a chiedere asilo alle monache del monastero li vicino.
Quando la badessa la vide così, nuda e con l'uovo in mano, ci rimase di sasso e disse: “Sia lodato il signore Dio nostro! Tu sei la Vergine pura, di cui ho letto nelle scritture. Sarai la nostra Madonna che porta buone nuove.”
Così la presero, la vestirono da capo a piedi, con tunica, mitra in testa, ori e preziosi, e la posizionarono su un bel seggio al centro del monastero.
Tutto un via vai di monache dal mattino alla sera, chi le chiedeva quanto è buono il signore, chi le chiedeva che preghiera recitare, chi le chiedeva quanto è giusto l'amore per i poveri, chi le chiedeva un po' di tutto.
La ragazza rispondeva cortese ad ogni domanda.
Si, intendiamoci, rispondeva “...”
Però le monache sembravano soddisfatte.
Passarono sette anni e oramai le domande cominciavano a scarseggiare, ci voleva proprio tanta fantasia per trovarne di nuove.
Al villaggio, l'uomo pazzo con i vestiti da donna, che ormai si era maritato con Rufus - io ve l'avevo detto che non era tanto sveglio - stava per preparare una frittata con sette uova.
Ne aprì una, poi un'altra poi un'altra ancora, ma si accorse che ne aveva solo sei.
La ricetta diceva sette uova, né una di più né una di meno.
All'uomo pazzo gli venne in mente che sapeva dove aveva visto il settimo uovo, così diede un bacino a Rufus, barba contro barba, e se ne scappò con la ciotola con le sei uova sbattute dentro, fino a raggiungere il monastero.
Entrò e si diresse subito alla sua meta, prese l'uovo bianco della ragazza e lo ruppe sulla ciotola.
Dall'uovo usci: il tuorlo, l'albume e la voce che la ragazza aveva perso sette anni prima.
“Hei tu pazzo! Ridammi i vestiti!”
Le monache che sentirono questa parlare, si presero un gran spavento e le requisirono subito gli ori, i preziosi, la tunica e la mitra, con il dubbio che fosse una male intenzionata.
La ragazza si prese lesta i suoi vestiti e la ciotola con le sette uova per fare la frittata, e scappò di corsa a casa dal marito.
Il pazzo con barba e capelli lunghi fino ai piedi, rimase li immobile a grugnire com'era suo solito fare.
Morale della favola lo misero seduto sopra al seggio, pensando fosse il Cristo.

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