Seduta su un trono stava una sovrana.
Ogni mercoledì i sudditi le andavano a fare visita, chi per chiedere aiuto, chi per sentire una parola di conforto, chi per fare una riverenza, ma la maggior parte chiedeva udienza per ammirare il trono di legno d'acacia intagliato, sul quale era seduta.
Il seggio si diceva fosse stato inciso dai migliori falegnami del regno, centinaia di anni prima che lei vi si adagiasse, e nonostante fosse di un legno umile, il colore dorato delle fibre di acacia lo facevano sembrare d'oro.
Benchè riparato da un sottile tulle di color azzurro, si riuscivano a intravedere i sofisticati intagli che raffiguravano migliaia di piume, formare due balze alle spalle della sovrana.
La signora era molto amata, le sue parole erano sempre delicate e non aveva mai dato troppa importanza a questioni di etichetta, ma i suoi occhi mostravano un velo di afflizione.
Aveva un parrocchetto, che lasciava libero di volare per la stanza, il più delle volte le stava aggrappato all'avambraccio e lei con l'indice della mano sinistra di tanto in tanto gli lisciava le piume del capo.
A pensarci bene la sovrana, che pareva così candida, forse un qualche mistero lo celava: nessuno l'aveva mai vista alzarsi dal trono.
I maligni sostenevano che non volesse privarsi del pregio del suo piedistallo; altri dicevano che sotto la lunga veste che le copriva le gambe fosse priva degli arti inferiori, strappati a morsi da due serpi in amore; qualcun altro credendoci un pò più fermamente, diceva che la testa dei potenti pesa il doppio di quella di un contadino.
A forza di sentire tutti questi pareri uscire piano tra i denti di chi faceva visita alla sovrana il mercoledì, una guardia decise che avrebbe svelato una volta per tutte il segreto della signora.
Aspettò la fine della giornata, quando la gente usciva dal salone e le porte venivano chiuse alle spalle dell'ultima guardia, per nascondersi dietro ad una colonna e osservare.
Solo pochi minuti dopo che il pesante portone si chiuse, la sovrana si alzò ed il tulle azzurro scivolò verso terra, portandosi con se le certezze della guardia di voler svelare il mistero.
Le piume intagliate nel trono si distesero e due possenti ali si sgranchirono per esser state ferme tutta la giornata, oltre i tre scalini non vi era più nessun trono, ma solo la signora che raccoglieva a se le ali sul quale era stata seduta tutto il tempo.
La guardia per lo stupore lasciò cadere a terra la lancia che aveva faticosamente retto ogni mercoledì, lo schiocco lo rivelò agli occhi della signora.
I loro sguardi si incrociarono per un istante, gli occhi increduli della guardia incontrarono quelli tristi della signora, che in un frullo d'ali spicco il volo e lasciò il salone da una volta aperta.
Nessuno la vide mai più.
I maligni sostenevano che fosse una strega dagli occhi gialli; altri dicevano che fosse un angelo caduto in terra; qualcun altro credendoci un pò più fermamente, diceva che le ali dei potenti volano più lontano di quelle di un contadino.
Ma solo una cosa fu certa, il parrocchetto non trovò mai più un altro avambraccio sul quale posarsi.
Mi ricorda una favola!
RispondiEliminaNon ricordo un riferimento preciso, può essere che nel magma del subconscio, tutto un pò si fonda.
RispondiEliminaPerò sono sincero, lascio che siano le carte a raccontare.