sabato 19 gennaio 2013

I dieci fagioli - (carte estratte: 13 11 17 - tiraggio di Selena B.)




Era ormai buio e si lasciò cadere nel campo incolto di qualcun altro, con la schiena all'indietro.
Fece un suono molle quando batté di piatto nel fango: mai giocare al gioco della fiducia da solo, perché nessuno poi ti raccoglie.
Era un'idea sciocca ma Taddeo aveva voluto provarci lo stesso e mentre colava a picco nella melma, pensò a quanto fosse buffo lasciarsi morire così: non avrebbero dovuto neanche seppellirlo.
Affondò completamente nel fango.
Solo le dita dei piedi ne rimasero fuori.
Quelle non sarebbero mai andate sottoterra.

Sofia non si dava per vinta, si perché anche se quel campo incolto non le aveva mai dato nessun frutto da mettere sotto i denti, lei ci lavorava ogni giorno.
- Fanghiglia!
La definivano i più.
Al campo mi riferisco - ovviamente - anche se a pensarci bene, lei il dubbio di non essere molto amata dagli altri contadini dei dintorni un po' lo aveva.
Sofia era quella stralunata, quella che forse le regole di come si coltiva non le sapeva bene.
- Sono cose da uomini.
Dicevano i contadini.
- Ma sono pur sempre una donna! - ribatteva lei. - E' nella mia natura che prima o poi qualcosa riuscirò a far nascere.
Il campo fangoso era lì ad aspettarla come sempre.
La donna le vide subito quelle piantine che ieri non c'erano, perché sbucavano pallide dalla scura terra melmosa.
Finalmente aveva di fronte a sé la prova che tutto quel lavorare non era stato solo tempo perso, come sostenevano i soliti quattro bifolchi. Con il cuore che batteva in petto, Sofia si precipitò al centro del campo per ammirare da più vicino quella meraviglia.

A guardarli bene sembravano dieci piccoli fagioli in fila, e fagioli di tutto rispetto: avevano persino le unghie.
Era arrivato il momento di agire con la massima cura dopo tutta la fatica che c'era voluta per far germogliare qualcosa, ora tutte le sue attenzioni si sarebbero concentrate su quel fazzoletto intorno ai suoi fagioli.
Quella pianta era davvero strana, cinque fagioli a destra e cinque a sinistra, speculari per dimensioni e posizione, in ordine d'altezza andavano dai due centrali più alti e cicciotti, sino ai due esterni più piccoli e ricurvi a gancio.
La donna con le dita ne tastò la consistenza, si piegavano avanti e indietro senza fare troppa fatica, mentre non c'era verso di spostarli di lato senza portarsene dietro almeno altri quattro.
- Chissà che pianta sarà? Tra tutti i semi che ho lanciato a casaccio nel campo, proprio non mi ricordo di averci buttato dei fagioli.

Da adesso in poi avrebbe dovuto procedere usando il buon senso.
Innaffiarli abbondantemente non gli avrebbe fatto di sicuro male, ma appena versò dal secchio tutta quell'acqua, le piantine cominciarono ad andare a fondo.
- Diamine!
Questo era un bel problema, dopo tutto il tempo che aveva atteso che almeno una pianta sbucasse da qualche parte, rischiava ora di perderla il primo giorno.
Forse il terreno era troppo fangoso, forse tutta quell'acqua era stato un errore sin dall'inizio, avrebbe dovuto evitare di bagnare in continuazione.
Senza perdersi d'animo cominciò a portar via dal campo l'acqua in eccesso, togliendone coi secchi lo strato superficiale, il sole fece il resto e nel giro di pochi giorni il campo era umido al punto giusto, né troppo né poco.
Ma nonostante tutto, quei dieci fagioli non crescevano.

Mentre Sofia se ne stava lì accosciata vicino alle piantine, pensando a quale sarebbe potuta essere la sua prossima mossa, successe l'impensabile: le piantine si scossero come se soffrissero il solletico.
Lei cascò sul sedere, spaventata dall'improvviso animarsi di quei germogli e appena si riebbe, tornò ad osservarli da vicino.
Ecco cosa li faceva tanto ridacchiare, un nugolo di formiche camminavano su quelle piantine cicciotte, mordicchiandole di tanto in tanto.
Avrebbe dovuto trovarvi un rimedio, per farle andare via da lì.
- Care formiche! Perché vi accanite con le poche piantine che ho nel mio campo?

In effetti le venne in mente un bello scherzo.
A differenza del suo, nei campi di quegli antipatici dei contadini che la prendevano sempre in giro c'era molto più ben di Dio, così si mise a cercare la regina delle formiche per farle "un certo discorsetto".
Era quella con il turbante rosso, non fu difficile trovarla.
La prese con delicatezza sul palmo della mano e sollevandola da terra le fece vedere che al di là della collina c'erano dei campi molto più invitanti per banchettare.
La regina delle formiche la trovò una cosa giusta e dopo aver ordinato alle altre di mettersi tutte in fila, si allontanarono dalle piantine di Sofia.
Ma quei dieci fagioli non crescevano.

Così per la rabbia si mise a dar pugni tutt'intorno, dandone di così forti da far girar la terra a gambe all'aria e quello le fece venire in mente che una volta qualcuno, le aveva detto che i campi si devono arare prima di coltivare.
Arò il campo, ma i fagioli non crescevano.

Allora Sofia penso che ora che il campo era umido al punto giusto e che non c'erano più parassiti a minacciarlo e che aveva smosso tutta quella terra, forse un po' di compagnia a quelle piantine non avrebbe di sicuro guastato.
Però doveva essere compagnia di un certo tipo. Lei era solita raccogliere semi qua e là a casaccio nel bosco, senza troppo preoccuparsi di che piante avrebbero dato, mentre i dieci fagioli erano così belli che come vicini di casa si meritavano dei semi comprati al mercato.

Piantò quindi questi altri, i quali cominciarono a germogliare in quel terreno ormai fertile e bonificato.
Ma solo i dieci fagioli non crescevano, allora cominciò a rispettare il ciclo delle stagioni e a piantare al momento giusto sperando che cambiasse qualcosa.
Eppure non crescevano, allora pulì il terreno dalle erbacce.
Ancora non crescevano, mentre tutto il resto era una gioia di colori e sapori, di ottime verdure e frutti succosi; poi concimò, rigirò la terra di nuovo, la accudì, imparò chiedendo agli altri contadini, ascoltò il vento, seguì le lune, diventando infine una vera contadina con un campo straordinario.

Verdura, frutta, fiori, tutto rendeva quel terreno il più bello.
Ora era lei ad essere un punto di riferimento per tutti gli altri contadini, vincendo ogni singola gara di paese, da quella per i più grandi ortaggi a quella per i frutti più succosi.
Eppure i dieci fagioli si ostinavano a non crescere.
- Testardi!

Certo di sicuro stavano bene, si stiracchiavano, si flettevano e se li solleticavi ridevano, ma niente più.
Poi un giorno le venne in mente che forse non crescevano perché erano sempre stati maturi.
Che sciocca! Perché non ci aveva pensato prima?
Così Sofia ci si mise d'impegno e cominciò a tirare tutti insieme i dieci fagioli via dal campo e più tirava, più le lunghe radici si sfilavano dalla terra. Non aveva mai visto radici così grandi in confronto a piante così basse.

Con grande fatica finalmente estrasse tutto Taddeo, che tanti mesi fa era triste perché lanciandosi di schiena nessuno lo aveva raccolto.
Non gli sembrò vero di rivedere il sole, con il cuore colmo per trovarsi di fronte a lei, che in quei mesi lo aveva accudito dimostrandogli un incondizionato amore.

Coltivare qualsiasi campo è cosa dura, che non può essere lasciata all'improvvisazione, forse a volte c'è bisogno di avere una piccola speranza, di vedere con i propri occhi che seppur piccoli, alcuni frutti possono nascere anche dal fango e dal dolore.

Sofia appena lo vide si sentì svenire dalla gioia di aver raccolto l'intera pianta dei dieci fagioli, e portandosi le mani al viso, cadde di schiena.
Non raggiunse il suolo.

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