Armando aveva sentito parlare così tanto del mare, che seppur non lo avesse mai visto, decise di volerlo navigare.
Passò giorni a chiedersi come avrebbe potuto fare, lui contadino da una vita, ad attraversare quell'immensa distesa d'acqua molto più vasta - da quello che gli avevano raccontato - di tutti i suoi campi, di quelli del vicino Samuele e della tenuta del vecchio Clodoveo messi insieme.
Andare al di là del proprio occhio non è di sicuro un'impresa facile, così cercò di ingegnarsi nell'unico modo che conosceva: mettere le proprie mani al servizio delle proprie idee.
Quando gli era servito un aratro, lo aveva messo insieme con pezzi di fortuna. Questa volta non sarebbe stato tanto diverso, così dopo aver ascoltato per bene i racconti di chi il mare e le navi le aveva viste davvero, decise di mettere in piedi un vascello con quello che aveva.
Cominciò a trasformare ciò che trovava in giro, in assi per lo scafo, timone, polena, scorrimano, scale, pomi, barili e cambuse, vele, tele, corde, intrecci, stoppe, coppe e troppe (le idee che aveva in testa).
Passarono mesi prima che alla nave non mancasse più niente, pronta per il varo se ne stava in mezzo al campo delle cipolle.
Era una nave modesta, che non avrebbe potuto ospitare più di un marinaio a bordo, ma ad Armando quella bastava.
Chi l'aveva detto che per passare al di là del mare servisse una ciurma?
Chi l'aveva sostenuto che una nave dovesse esser lunga, larga ed alta il giusto?
La nave di Armando ad Armando bastava.
Un giorno, giunse nei pressi della casa del contadino un marinaio, che ad un certo punto della sua vita aveva voluto fare all'inverso di Armando: navigare la terra ferma.
Il marinaio ormai da tempo se ne andava in giro per i campi, mettendo in pratica ciò che aveva imparato tra le onde: lasciare che l'istinto fosse la sua unica bussola.
Così quando vide la nave nel campo di cipolle, si accostò allo steccato e rimase colpito da come quella era stata architettata.
Cominciò allora a fare un certo ragionamento.
- Sono pronto a partire per il mare.
La voce del contadino alle sue spalle lo fece trasalire.
Si girò e disse di rimando.
- Direi quasi pronto… manca ancora una cosa.
Armando gli si avvicinò interessato, lui che ormai aveva chiuso i bauli pensando di poter finalmente partire, non pensava di dover mettere ancora mano alla sua creatura.
- Che dite marinaio? Sono stato attento ad ogni minimo dettaglio: ci sono le assi per lo scafo, il timone, la polena, gli scorrimano, le scale, i pomi, i barili e le cambuse, le vele, le tele, le corde, gli intrecci, le stoppe, le coppe e mi sa che ormai di cose ce ne sono fin troppe.
Il marinaio sorrise e face segno con l'indice verso l'alto.
- Manca la bandiera!
Che sciocco a non averci pensato prima, aveva proprio a portata di mano una bella tovaglia che poteva fare al caso suo.
Ma mentre si apprestava a stendere quella in alto sul pennone, il marinaio lo fermò.
- La bandiera è una cosa seria. E' più che un pezzo di stoffa: racconta da dove la vostra barca parte per andare dove volete arrivare.
Armando lassù appeso si fermò senza annodarla, mentre il marinaio gli faceva una proposta da basso.
- Contadino, posso procurarvi io la miglior bandiera per questa vostra impresa, sempre che voi vi fidiate delle promesse di un marinaio.
- Ma certo che mi fido, ogni singolo pezzo di questa nave è lì perché l'ho sentito nominare nei racconti di qualcuno, io il mare non l'ho mai visto e voi sapete il fatto vostro. Sarà bene accetto il vostro aiuto.
- Allora lasciate passare ancora questa notte, domani mattina avrete la vostra bandiera in mezzo al campo di cipolle, così che potrete finalmente navigare.
Il contadino fece cenno di si con la testa ed i due si separarono.
Passò così ancora una notte.
- Oggi è un giorno straordinario! Sono pronto a prendere il largo.
Armando uscì di casa - che ormai erano quattro assi in croce, dopo che aveva utilizzato tutto quello che aveva per costruire la nave - e si precipitò nel campo di cipolle con il cuore in gola, ma ciò che vide non gli sembrò proprio la soluzione al suo problema: al centro del campo c'era un fazzoletto, ma della sua piccola nave neanche l'ombra.
Lo riconobbe subito, avendolo notato il giorno prima al collo del marinaio.
- Sporco ladro vigliacco! Mi avete portato via la nave e lasciato solo un fazzoletto per asciugarmi le lacrime!
Armando era arrabbiato, serrava i pugni colpendo quel quadratino di stoffa che gli era valso interi mesi di lavoro.
Trattenne a forza le lacrime per non darla vinta al marinaio.
Strano che tra tutte le cose che si era fatto raccontare da chi veniva da lontano, non avesse mai sentito l'espressione: promesse da marinaio.
- Questo adesso ve lo farò ingoiare!
Si cacciò il fazzoletto in tasca e partì per andare verso il porto.
- Se volete prendere il largo con la mia nave, lo dovrete fare passando sul mio cadavere.
Corse come spinto dal vento, corse così tanto senza sapere neanche dove andare: il mare era ancora tanto lontano.
Passò tutti i suoi campi, quelli del vicino Samuele e della tenuta del vecchio Clodoveo, scoprì così che al di là di questi ce n'erano tanti altri che lo separavano dal porto, così tanti che cominciò a chiedersi come avrebbe fatto a raggiungerli con quella nave che aveva tenuto ormeggiata fino al giorno prima nel suo campo di cipolle.
Poi alla fine ecco il mare!
Quanta acqua in quello, che si perdeva oltre l'occhio, che si agitava, andava e veniva, che non ci potevi camminare sopra, non potevi avere equilibrio, non valeva la pena di farselo raccontare.
Il mare non può essere descritto tanto è grande.
Non ci sono parole abbastanza lunghe o abbastanza profonde per renderne l'idea.
Armando chiese a tutti se qualcuno avesse visto la sua nave, ma ad ogni marinaio che descriveva il vascello si sentiva rispondere con delle grasse risate.
- Panche della mensa come travi per lo scafo?
- La ruota del carro come timone? Bella questa.
- Ahahahah non riesco a smettere di pensare al sestante fatto con le forchette… e all'aratro come polena!
Tutti quelli, invece di dirgli se e dove avessero visto la sua nave, di rimando lo avevano preso per un giullare che raccontava una storia davvero divertente: quella di un contadino che voleva navigare con la sua nave fatta di pezzi sparpagliati.
Così decise che se voleva trovare quel ladro che gli aveva fatto questo, era meglio stare zitto.
Non parlare della nave.
Far vedere solo quell'indizio che gli era rimasto in tasca.
Il fazzoletto del marinaio.
- Sai che quello sarebbe più appropriato portarlo al collo che stretto in mano? Sei in un porto marinaio, c'è una certa etichetta che ci contraddistingue.
Gli disse l'ennesimo uomo di mare, che vedendolo passare tra le barche a mostrare il fazzoletto si interessò alla sua causa.
- Voglio trovare l'uomo che mi ha rifilato quest'affare!
- Beh! E' un fazzoletto da marinaio, per cui lo dovrai cercare in mare. Arrotolalo così, poi mettilo intorno al collo… ecco bravo… facciamo un nodo bello stretto, ora sei pronto per navigare.
Armando si imbarcò sulla prima nave che stava salpando dal porto: direzione mare aperto!
Cominciò così a solcare tutti gli oceani, portando sempre con fierezza quel fazzoletto, quasi fosse una bandiera da voler a tutti mostrare.
Un grazie e un abbraccio da cuore a cuore a Davide Ragona, con cui condivido la passione per Jodorowsky, per i tarocchi e per il loro senso nella Realtà. Questa bellissima favola è uno schiaffo dato con amore, quello di cui avevo bisogno!
RispondiEliminaGRAZIE!