venerdì 3 febbraio 2012

La foglia presuntuosissima - (carte estratte: 12 14 21 - tiraggio di Silvia M.)



Le foglie non muoiono, compiono atti di presunzione.
Lo sapeva bene il castagno che ogni autunno si ritrovava a far gli stessi discorsi.
- Se non volete morire, dovete restare verdi!
I suoi rami, carichi di foglie smeraldine si protendevano in ogni direzione sotto al sole velato di settembre, quando ormai l'autunno era alle porte.
Ed era sempre una a cominciare.
- Ah! Ci manca solo questa. Cosa ne capisce lui che ha cent'anni ed è rincitrullito.
Seguiva un'altra foglia.
- Noi siamo giovani e facciamo come ci pare.
Partiva la terza.
- Il castagno è marrone, noi foglie siamo verdi. Tutta invidia la sua, può dirsi verde solo grazie a noi.
Continuava qualcun'altra.
- E sarà vero che ad esser marrone mica si muore. Anzi! Si campa cent'anni come gli è capitato a lui.
E come ogni anno cominciava così, prima una poi l'altra, tutte quelle facendo un gran baccano pian piano diventavano marroni.
La madre terra le richiamava a se una ad una, come quando per il gran ballo del re vieni annunciato per nome.
Era solo presunzione, pensava sconsolato il castagno, che ormai da cent'anni e più se le vedeva sfilare via solo per trovare la fine ai suoi piedi, e quando anche l'ultima foglia ormai tutta marrone, con un flebile "tic" si spezzò dal ramo, il castagno scosse il capo sconsolato.
- Io sono la foglia più presuntuosa di tutte e non mi basta esser stata verde e poi marrone.
Sbirciò l'ultima con gli occhi all'insù come a volerci pensare un pò e vedendo il cielo sopra di se disse:
- Ho deciso: sarò azzurra!
E con immenso sforzo strinse gli occhi sino a sentir pulsare le tempie e quando volse di nuovo lo sguardo al cielo, quello era diventato marrone.
- Ma non è possibile! Non ha funzionato! Tutto là fuori è cambiato tranne me.
Niente di più errato, perché benché la foglia continuasse a cadere, lo stava facendo verso l'alto allontanandosi a testa in giù dalla bruna madre terra.
Azzurra e leggera, se ne andava verso l'alto che per affinità cromatica il cielo la richiamava a sé.
Cadde per giorni trasportata dal vento, senza sapere bene dove andasse, non poteva deciderlo lei sino a che il soffio dell'aria la spostava come voleva.
- E allora io voglio essere ancora più presuntuosa e imparerò dal vento a soffiare.
E spingi spingi gonfiando le guance, la nostra foglia apprese a cambiar direzione, approfittandosene subito per soffiare in capriole, risucchi e planate.
- Oh che bello essere presuntuosi.
Ma quanto volò? Direi per tanto, perché se la terra finisce tra le radici dell'albero, sul suo cappello c'è troppo spazio: il cielo è sempre un passo davanti all'occhio.
Cadere per così tanto tempo ti fa pensare fino a farti rimanere solo, perché quando anche l'ultima parola prende il volo dal tuo cervello, non resta altro.
Adesso non ho più parole, non ho più soffi, non ho più colori: sono alla fine del cielo.
C'è un castagno verde alla fine del cielo, con più di cento foglie azzurre sui suoi rami, una per ogni anno di quel rincitrullito, una più presuntuosa dell'altra.

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