In platea il buio, il palco è illuminato, e mentre io son qui a suonare il clavicembalo, mi viene da pensare: ma il pubblico e lì davvero?
Lo so è un pensiero sciocco, così lo caccio indietro e le mie dita scorrono sicure sui tasti, e non li guardo. Ormai conosco bene la tastiera, non leggo lo spartito, ce l'ho già tutto in testa.
Guardo nella bocca di mia moglie. Apri bene mentre canti! Ma oltre l'ugola non riesco ad andare, lì finisce la luce e cominciano le viscere.
Nel buio non un sussurro, un mormorio, un colpo di tosse, niente.
Il pubblico non c'è, però è lì e suono bene, poiché e lì.
Ancora qualche giro è avremo finito, torneran le luci in tutto il teatro e arriverà puntuale l'applauso.
Ed è così che accade, chiudo il concerto dopo l'acuto della mia dama.
Un successo, tutto questo è una magia! Tornan vive le persone, si alzano ed applaudono, le vedo e le sento. Guardo mia moglie e mi sorride, poi ci sporgiamo per l'inchino.
Una, due e tre volte. Grazie.
Tutto adesso è pieno di luce, così anche voi mi vedete. Perché mi vedete vero?
Guardate la mia mano che si solleva. Vi saluto, mi tocco i capelli, vedete che bel colore? I miei vestiti. Questa stoffa è del colore dei miei occhi. Lo avevate notato?
Certo, è impossibile che non mi vediate, poiché adesso è tutto illuminato.
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