Ferrobambù e Roccaimburrato eran borghi edificati su due colline dirimpetto, ed ogni santo giorno si radevano al suolo l'un l'altro. Salvo ovviamente nei festivi.
Era specialità di entrambi di esser così in arme con le catapulte del vicino, che nessuno di quelli voleva cederne il primato al dirimpettaio e da questo ne conseguiva il fatto che tra un colpo e un altro si rimaneva senza muri, case, chiese, capanne, pozzi e caciottine.
Così ogni domenica ci si riuniva per ricostruir dal basso tutti gli edifici, e i due borghi alla sera eran di nuovo in piedi pronti per crollar di nuovo.
In guerra ci si adatta a far economia, ed era perciò vantaggio e buona norma in quel giorno di ricostruzione, tener da parte i pezzi più grossi rimasti tra le macerie, per avere nuovi colpi da caricar sui legni in tensione del giorno dopo.
Perché quei due borghi si combattevano, nessuno più ormai lo sapeva e se ve la devo dire proprio tutta, io più che gradire un primato per chi rompe meglio l'altro avrei preferito un palio per il borgo dal peggio nome.
Ferrobambù crollava sotto i colpi di Roccaimburrato, che a sua volta veniva giù poco dopo per reazione dei Ferrobambuesi che non volevano esser da meno rispetto ai Roccaimburravioli.
Un giorno in città arrivò un costruttore, che era in viaggio diretto al borgo di Semedisemediseme dove avrebbe dovuto salvare una donna non ancora nata, tenuta prigioniera da un leone dalla camiciola troppo stretta. Ma quella poi è un altra questione e non voglio perdere il filo del discorso.
Dicevo! Arrivò tra Roccaimburrato e Ferrobambù questo geniale costruttore, pieno di belle idee, di felici intuizioni, con in tasca persino un ditale schiacciato, che gli sarebbe servito per salvare la donna mai nata, tenuta prigioniera dal leone con la camiciola troppo stretta; un ditale schiacciato è così strambo che nessuno mai si sarebbe inventato una simile soluzione. Che però adesso non vi voglio raccontare, perché per sentito dire, non è buona cosa perdersi in troppi giri quando si narra un'altra storia.
Partì da un lato un colpo fatto ad L che era mezza finestra, fischiando in aria tracciò una parabola fin dall'altra parte, colpì il campanile che andò a crollare sulla bottega del panettiere.
La riposta non tardò ed un intero caminetto fece il viaggio inverso, squarciando in due la statua nella piazza degli altri.
E così per tutto il giorno, mentre Roccaimburrato cedeva a valle sul costone destro e Ferrobambù invece si piegava sull'interno.
- Che spreco! - Pensò il costruttore.
Girò il cavallo in quella direzione, pronto a trovare un'astuta e definitiva soluzione.
Apprese così dai Roccaimburravioli e dai Ferrobambuesi che ogni domenica veniva il giorno di ricostruzione.
- Perfetto! Allora domenica sarà l'ultima volta che metterete una pietra sull'altra.
Entrambi i borghi in quella settimana, si accanirono più del solito e far la lotta, perché volevano proprio vedere cosa quello si sarebbe inventato, e giunto il sabato mattina trovarono una bella sorpresa: il costruttore era sparito da entrambe le colline e tutte le scarpe se ne erano andate via con lui.
- Bella roba quella! Non era mica una soluzione!
- Cosa ci vuole a caricare altri colpi anche senza le scarpe?
- Tanto non ci si spaventa, siamo gente che non ha case ogni settimana, quindi può far a meno pure delle suole.
Ve lo immaginate voi? Il costruttore pensava di salvare una donna non ancora nata, tenuta prigioniera da un leone dalla camiciola troppo stretta, usando un ditale schiacciato. Del tutto fuor di logica! Come dar credito ad un uomo del genere.
E fu proprio in quel preciso momento che arrivò la domenica.
Nel giorno della ricostruzione, tutti ritrovarono le scarpe dove le avevano lasciate la sera del venerdì, e guardando giù a valle, tra Roccaimburrato e Ferrobambù vi era il costruttore, che aveva accatastato così tanti mattoni da permetter di ricostruire due volte e tre quarti ogni borgo.
I Ferrobambuesi si accalcarono in tutta fretta per arrivare subito ai mattoni, poco dopo anche i Roccaimburravioli erano lì che sgomitavano per sentir la soluzione.
- Cari amici di questi due bei borghi. - Iniziò il costruttore a spiegare - prendete tutti i mattoni che volete per rimettere in piedi i vostri muri, case, chiese, capanne, pozzi e caciottine. Così che sia questa l'ultima volta che vi colpirete l'un l'altro, perché da oggi vi mancheranno tutte le vostre buone intenzioni.
Tutti si caricarono i mattoni, e cominciarono a riedificare i borghi. I mattoni erano raffinati, solidi e leggeri, e ce n'erano in abbondanza, così che chi volesse ampliar le proprie stanze potesse farlo, e a chi volesse metter su un altro mestiere gli fosse concesso.
Quella sera i due borghi erano di nuovo in piedi, splendidi più che mai, così il costruttore concluse il suo discorso.
- In questi mattoni, miei cari nuovi amici, ho messo qualcosa di speciale: nel centro di ognuno di essi è stata impressa l'orma del vostro piede, sia destro che sinistro.
Tutti si guardarono intorno non sapendo bene dove quello volesse andare a mettere il segno.
- Così che le fondamenta di questi due borghi, da oggi in poi saranno fatte delle vostra stesse fondamenta. E con questo, monto sul mio cavallo e vi saluto! Che devo andare a salvare una donna non ancora nata, tenuta prigioniera da un leone dalla camiciola troppo stretta, usando solo un ditale schiacciato.
I Roccaimburravioli tornati il lunedì alle catapulte, prepararono i colpi, ma a dire il vero poi, non è che il primo soldato pronto al lancio se la sentì di far partire l'ingranaggio, che se avesse colpito i suoi due mattoni finiti chissà dove di qua o di là, gli sarebbe sembrato di far torto a se stesso. Lo stesso, pensarono tutti i soldati Ferrobambuesi.
Così da quel giorno, nessuno lanciò più alcun colpo ad L o camino verso il borgo dirimpetto.
Perché diciamolo davvero, chi è che vuol metter mano pesante quando in gioco ci sono i propri piedi?