lunedì 6 settembre 2010

Nella torre di guardia - (carte estratte: 16 11 6)



Ai confini orientali del regno, sorgeva un faro di guardia costruito sui bordi della scogliera.
Il torrione di marmo bianco, era l'occhio di chi voleva raggiungere la terraferma e la luminosa voce che allertava la città in caso d'attacco.
Un solo riflesso verso la torre gemella al centro della città e un intero esercito sarebbe stato pronto a difenderne i cancelli.
Nel ventre del faro viveva una coppia di giovani sposi, perchè dai padri dei padri dei padri, era tradizione che a vegliare ci fosse qualcuno mosso da sincero amore.
Una notte senza luna, un manipolo di briganti si riunì intorno al pinnacolo per mettere in atto un sabotaggio, permettendo così al nemico di avanzare dal mare nero come la pece.
Le canaglie ebbero da subito la meglio, perchè con un sol colpo ben assestato mandarono in frantumi lo spesso vetro della lanterna scoperchiandone il tetto e mentre cominciava a piovere, le oscure navi dal mare mantennero la rotta.
Ridotti così al buio, i giovani amanti imbracciarono gli archi per rispondere ai malfattori.
Senza il baleno del faro non potevano avvertire la città, ma avrebbero venduto cara la loro pelle per evitare la sciagura.
La pioggia batteva martellante e sigillati com'erano dentro alla struttura per evitare di essere uccisi, videro ben presto dai piani bassi l'acqua che si faceva strada sino alla cima.
Maledetti gli dei! era come stare in una bottiglia con un imbuto per cappello.
Ai briganti venne un'idea che gli parve divertente, i fuochi per segnalare la loro presenza alle navi oscure, li avrebbero appiccati alla base della torre, così che le fiamme protette dalle tettoie avrebbero attecchito.
E poi l'idea di trasformare quella torre in un enorme calderone, era una tentazione troppo gustosa da farsi sfuggire.
Sulla cima della torre i due amanti si prepararono ad incoccar le frecce, ma per entrambi era la prima volta e maldestri come erano si amputarono a vicenda ognuno un braccio, l'uno il destro e l'altra il sinistro.
In quella situazione non vi era più speranza, e loro che così cara avrebbero voluto vendere la pelle, si ritrovarono fuori dalla questione senza neanche aver incoccato la seconda freccia.
Il fuoco aveva cominciato a prendere bene e tutta l'acqua che avanzava all'interno del faro si era fatta così calda, che i due rischiavano di far la fine delle patate lesse.
I due amanti si volsero l'un l'altra e decisero in uno sguardo di compiere quella che probabilmente sarebbe stata la loro ultima impresa.
Un solo braccio a testa cinse il compagno diventando un unico intreccio, si lanciarono allora proprio al centro della torre.
Nuotarono sempre più nel profondo con il bollore che gli lessava le carni, ma loro dritti nel cratere uterino, dove il nero li inghiottiva, non si persero d'animo.
Persero dapprima la pelle, poi i muscoli e le vene, infine solo la struttura raggiunse la maniglia.
Il pinnacolo si svuoto all'improvviso, quando giraron la chiave della porta principale, con le acque che sciabordavano in ogni dove.
Dei briganti non ne rimase neanche uno, spazzati via tra le sterpaglie e i legni arsi accatastati intorno al faro, finiron tutti dritti in mare ad accogliere le navi oscure, che senza un fuoco luminoso andaron fracassate tra gli scogli.
E sulla soglia, degli sposi rimase ben poca cosa, soltanto due pani d'oro ai piedi della scala di marmo bianco.

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