Cent vingt et un (121) è un progetto personale di Davide Ragona, che unisce l'arte della lettura dei tarocchi al mondo della narrazione popolare. Per dirla in modo semplice e diretto, questo blog tratta di favole e tarocchi. Le novelle raccolte tra queste pagine, sono vere e proprie letture fatte a persone che si sono prestate ad estrarre 3 carte dal mazzo.
giovedì 6 giugno 2013
La bottega del senso - (carte estratte: 1 13 17 - tiraggio di Daniele R.)
Nella bottega del senso non c'erano candele. Anche in una giornata d'estate, dentro c'era sempre penombra.
Il nome per i più suonava ingannevole e visitavano quel bizzarro luogo, solo pensando di poter trovare un senso alle cose, restando però puntualmente delusi quando si rendevano conto che lì ad aspettarli c'era solo un buon tuttofare che riparava gli oggetti.
Donato, così si chiamava quell'uomo, aveva una sua personale filosofia, credeva che se qualcosa funzionava "è un buon segno" e che un buon segno potesse dare senso a ciò che egli stesso faceva.
Per questo l'aveva chiamata così e forse a conti fatti, la bottega del senso serviva solo a lui, fiducioso com'era che tanti "buoni segni" messi in fila potessero tracciare una rotta.
Dopo un primo momento di smarrimento, ogni persona che si ritrovava nella bottega, forse per paura di esser presa per pazza facendo domande sul senso delle cose nel luogo sbagliato, si sentiva in dovere di dare qualcosa da riparare a Donato.
Del resto chi non si è mai sentito sciocco per essersi sbagliato in una qualche situazione?
Provate ad immaginarvi anche solo per un istante, mentre entrate in un macello pensando di trovarvi una sartoria. Convinti profondamente che lì si vendano camicie, non uscireste da quei luoghi con almeno due braciole sotto braccio?
Così per la stessa ragione, chiunque si trovava di fronte a Donato pronto a sentire quale fosse il suo proprio senso, in una sorta di inversione di marcia fatta all'ultimo momento, all'improvviso si sentiva in dovere di metter sotto al naso del bottegaio quello di rotto che aveva con sé, magari un orologio fermo, una scarpa col buco, un orlo da rifare o delle lenti malferme sulla montatura.
Ed è così che a pensarci bene, senza la bottega del senso e senza essersi trovati nel posto sbagliato a ringoiare domande senza ragione, ognuno di loro avrebbero continuato ad arrivare in ritardo, ad avere i piedi doloranti, gli occhiali sbilenchi e chissà quali mille altre cose che non potevano altrimenti trovare un senso.
E riparando le cose, Donato continuava a scivolare dolcemente verso nord.
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