Sulla collina fanti a cavallo schierati in attesa di un cenno della loro signora, pronti ad offendere il nemico seguendo quella precisa strategia che lei aveva vergato settimane prima su pergamena… subito dopo le cosce e le costine d'agnello, il vino, la musica e i canti: la battaglia era vinta, anche se ad Ada non era ben chiaro come fosse successo.
E' possibile fare qualcosa senza sapere come la si è fatta?
Arrivare come un fiume al mare, senza aver presente che valli si sono percorse?
Ada aveva ormai afferrato questo concetto o per lo meno ne era stata afferrata da qualche mese e senza rendersene ben conto, riusciva a completare qualsiasi impresa nella quale si prodigava. Fu così che la sua fama divenne via via sempre più solida e da semplice contadina si ritrovò per l'appunto alla testa di un intero esercito.
Ma andiamo con ordine, sempre che un ordine vero in questa storia si possa sperare di ottenere.
Ad Ada veniva in mente di alzare la zappa… il campo era ricco di frutti.
Ad Ada capitava di piantare un chiodo… la casa era edificata.
Ad Ada chiedevano di andare al fiume… tutti i contadini indossavano vestiti freschi di bucato.
A lei ormai tutti domandavano qualcosa, perché così come aveva cominciato aveva già finito.
Fu per questa ragione che si ritrovò sul colle alla testa dell'esercito, erano ormai giorni che i cavalieri facevano mille ipotesi su come poter affrontare l'attacco imminente e - chiamatela cattiva politica o non so più che pesci pigliare - ai nobili signori non venne in mente altro se non di chiedere ad Ada di levarli da quell'impiccio.
A lei che tutto riusciva bene senza saperne il come, in principio parve un'idea folle, Ada che faceva fatica a schiacciare una mosca, come avrebbe potuto spazzare via un intero esercito rinforzato di solide armature, picche, cavalli e trabucchi su ruote?
Passò giorni a studiare i modi per vincere la battaglia, riportando scrupolosamente su pergamena ogni sua idea.
- Lo potremmo incendiare con la pece calda… o forse far cadere nel burrone… lo potremmo affrontare al valico della lucertola… o per meglio ottenere una vittoria schiacciante convincerlo a tornare indietro con le buone.
Ogni idea che tirava fuori, era stata già detta, pensata decine di volte da qualcun altro, fatta e rifatta da altri eserciti prima del suo.
Ad Ada venne il sospetto che questa volta si era andata davvero a cacciare in una questione più grande di lei e se anche era vero che ormai alzare una zappa, piantare un chiodo o fare un semplice giro al fiume aveva prodotto risultati prodigiosi, qui si stava per improvvisare un'impresa che per lei non aveva precedenti.
Fu un misto di fiducia ed incoscienza che la portò in quella fredda mattina d'inverno sulla collina.
Il vento gelido, un brivido, l'esercito nemico che appare all'orizzonte.
Ada alza il braccio pronta a dare il segnale, sa come inizia, sa come finisce, ma non ne sa il come.
Giù il braccio! Il segnale!
Quello che alla fine contò davvero, fu la festa che ne seguì, furono i canti ed i balli, la corona d'alloro che si riserva solo ai grandi condottieri e furono i racconti che tutti quei combattenti fecero di ciò che era accaduto in battaglia a fare questa volta la differenza.
Si perché per la prima volta, qualcuno aveva visto come erano andate le cose, aveva visto quello che capitava ad Ada quando saltava dalla A alla Z.
- Quale ingegno ha dimostrato la nostra signora! Svolgere tappeti e lenzuola verdi, per coprire i crepacci… Ahhhhh le grida di quei maledetti che si schiantano al suolo, risuonano ancora nelle mie orecchie.
Sosteneva Frido "il senza cuore".
- Edificare un castello di cartone proprio di fronte a quello vero, per stancare il nemico! Un'eccellente strategia mia dama! Alzo il calice in vostro onore, nonostante il mio braccio sia pesante come il marmo a forza di affondar la spada in centinaia di schiene indifese.
E giù il vino nella gola di Guglielmo "dalle cento ombre".
- Enormi specchi! Chi lo avrebbe mai potuto pensare? Se chiudo gli occhi li vedo ancora adesso cavalcare via terrorizzati. Trovarsi di fronte ad un esercito con la propria stessa faccia, dev'esser stato per loro il peggior incubo realizzato. Lunga vita ad Ada!
Anche Nicola "dai due nasi" fece il suo personale racconto di come erano andate le cose.
E poi enormi gomitoli di chiodi fatti rotolare dalle colline, trabucchi sotterrati che invece di scagliare massi rispedivano a casa i nemici che vi mettevano il piede sopra, si parlò persino di tende in cui si offriva al nemico cibo di ogni genere così che poi con le pance piene desistesse dall'attaccare, seguirono i racconti di Nerino "doppia lama" pieni di armature taglienti, che si intrecciavano a quelli di Filippo "la roccia" e le sue pietre che rotolavano giù per le colline, quelli di Orso "riempi fossi", di Victor "dei veleni", di Edgardo "inghiotto nelle nebbie".
Ad Ada non era molto chiaro come fossero andate le cose, nessuno di quei racconti coincideva l'uno con l'altro, né tanto meno con qualcosa di logico, parevano piuttosto una serie di ipotesi, niente di così diverso da ciò che la donna aveva fatto per settimane sulle pergamene: tante ipotesi.
Ipotesi lontane dalle sue che erano tuttavia banali, ipotesi che parevano nate da un'altra testa pensante.
- Come lo chiamerò?
Più che una battaglia tutto ciò ricordava le prove di uno spettacolo teatrale, dove il capocomico e gli attori improvvisano abbandonandosi nel regno di tutte le ipotesi, sapendo solo come comincia una storia e come deve andare a finire.
Inizia che Ada sa come inizia, che non si ricorda cosa c'è nel mezzo e che finisce che scopre di essere incinta, incinta di un bimbo che valuta tutte le ipotesi e le prova dal vero, che ascolta tutte le versioni improbabili prima di decidere quale sarà la sua storia da grande.
E a volte ci ripensa ancora adesso che è adulto, che sa come la vita inizia e finisce in modo sempre uguale e così per darsi un tono, sostiene che nascere è un atto di semplificazione, poiché tutte le ipotesi di come sarà il percorso diventano da quel momento concrete, lasciando spazio a quell'unico viaggio ormai probabile.
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