Lisetta si svegliò in piena notte sotto ad un lenzuolo traforato di stelle.
Ancora con il sonno negli occhi si mise a guardare tutte quelle: così lontane e luminose le costellazioni si portavano dietro tutto ciò che fino a quel momento si era detto di loro.
L'orsa, Andromeda e Cassiopea si fecero rimirare mentre Ercole combatteva come sempre.
Lisetta che aveva la testa veloce, passava col pensiero dall'una all'altra, tra eroi, fiere e miti, ma poi immantinente tutto cominciò a cambiare.
Perbacco!
Se c'è qualcosa di sicuro al mondo dev'esser proprio il cielo, che ai navigatori e agli uomini liberi ha dato sempre una direzione; ma questa notte, prima l'una e poi l'altra le stelle cominciarono a spegnarsi; non tutte badate bene, solo alcune all'improvviso divennero nere senza dar più luce, così che dove prima Lisetta vedeva il grande carro, ora ne scorgeva a malapena una ruota storta.
Che tranello si stava ordendo al suo intelletto?
Qual demonio cornuto si divertiva alle sue spalle?
Che se da sempre era stato l'uomo a rimirar le stelle, quella notte al contrario parevan tutte quelle a guardar Lisetta, la quale confusa per lo strano accadimento credette di sentirle ridere mentre si divertivano a starla a scrutare.
Poi intanto che la ragazza era ancora in bilico tra un "perché mai" e un "com'è possibile" tutte le stelle le improvvisarono un tiro ancor più mancino cominciando a spostarsi.
- Oh mamma mia! questo è meglio che non vada in giro a raccontarlo…
Pensò Lisetta quando si rese conto di non riconoscere più alcuna costellazione.
Eh si! perché la ragazza sdraiata a pancia in su in mezzo al campo, svegliatasi in piena notte e sorpresasi a guardar da quella posizione il cielo, cominciò davvero a non venirne più a capo.
Gli astri si spostavano, alcuni più rapidi, altri più lenti, come se il buon Dio avesse deciso all'improvviso di volerli rimescolare, per toglier anche quelle poche certezze a noi miseri esseri umani.
Lisetta sotto al buio, se avesse potuto vedersi nello specchio si sarebbe ritrovata bianca come un cencio, ma poiché in quel momento non aveva né specchio né luce in sè, si limitò a rimanere immobile immaginandosi il suo colore e a veder sino a che punto le costellazioni si sarebbero prese gioco di lei.
A dire il vero miei cari, non dovette aspettar molto, perché preceduto da un leggero picchiettio come di becco, la volta celeste, o per lo meno quella che ne rimaneva, cominciò a calarsi su di lei: tutte quelle stelle si raggrumarono in un sol punto, crollando poi all'unisono addosso alla ragazza che cacciò uno strillo acuto.
Immaginate voi cosa si può provare a vedersi arrivare in capo tutta la notte e gli astri insieme, e finito l'acuto prolungato scattò in piedi, andando ad incontrare il lenzuolo traforato proprio a metà strada tra il prato ed il cielo, finendo così per sbucare con la testa nella luce del mattino.
Poco più in là un passerotto col suo "cip cip" le dette il buongiorno.
Non si era certo trattato di alcun sogno, ma era tutto vero e verissimo se lo si vuol vedere bene, perché la notte prima, quando Lisetta andò a dormire a cielo aperto, si preparò un riparo sotto al suo lenzuolo nero, che tenuto su da quattro legni e qualche corda le fece da tenda tutta notte.
Sotto a quella coltre non vide stelle, ma solo con la luce del mattino le riuscì di veder qualcosa mentre il sole che nasceva faceva filtrare la sua luce tra le trame della stoffa e del destino, dando a Lisetta l'illusione di essere ancora nei territori dell'oscuro.
Quello che vide fu un cielo stellato dove di stelle non ce n'erano ed un passerotto quella mattina si sostituì al vero.
Qualche cacchetta spense le prime stelle colmandone i piccoli buchi sulla stoffa da dove filtrava la luce, qualche passettino spostò le costellazioni dando nuovi angoli ai raggi che filtravano, ed infine il beccar qua e là in cerca di cibo fece crollar tutta la volta celeste, dando un gran dono a Lisetta: una divertente storiella che le insegnò il senso del guardare meglio.
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