domenica 16 gennaio 2011

Lucrezia che gli piangeva la testa - (carte estratte: 2 10 14)



Si, ma allora io mi chiedo: cosa fareste voi se al posto dei capelli aveste una sorgente d'acqua?
Che a volte non ci si pensa, ma son problemi.
Ovvio non dovreste lavarvi i capelli, ma avreste sempre tutti i vestiti bagnati.
Sarebbe quasi come se ogni lacrima che avete pianto, vi scivolasse costante giù dal cuoio capelluto, che ormai di capelluto avrebbe ben poco.
A Lucrezia piangeva la testa: costantemente inzuppata da capo a piedi, non era di sicuro la più amata del paese.
Le amiche le camminavano sempre a qualche passo di distanza, soprattutto la domenica con il vestito buono.
Eh! lo so. La situazione così non era mica tanto sostenibile, che il vecchio padre di Lucrezia si rompeva il capo per venirne fuori.
La madre della giovane, poverina, era morta affogata quando la bimba era venuta al mondo: le si ruppero le acque al nono mese, che pareva avessero aperto tutte le dige d'Olanda.
Poi però un giorno ti arriva un venditore trico traco in città, con tanto di carro pieno zeppo di rimedi e vedendo così Lucrezia, ci trova li per li la soluzione.
Prende tra le millecentoventi cianfrusaglie, un bell'ombrello senza manico, che nelle sue abili mani diventa da oggetto inutile a vera e propria soluzione; ci basta fare un buco al centro e glielo piazza in testa al rovescio, manco fosse un cappello rivolto.
Così da li a poco, l'acqua lo riempie come un imbuto, e sbordata poi dai lati quella in eccesso, ecco a voi che non ti si bagnano più i vestiti.
Oh... ooh... ooooh... clamore e stupore di tutto il parentado, amicado, un po' anche vescovado, se ci fosse un mezzo ministro di Dio da quelle parti.
Ora Lucrezia pareva un innaffiatoio che gettava zampilli tutti intorno, però con i vestiti asciutti che è un buon passo avanti.
Il padre della ragazza, pagato il venditore, potè finalmente abbracciare la figlia senza inzupparsi i piedi.
Certo pareva di stare alla finestra in una giornata di pioggia, quando ficchi il naso appiccicato al vetro e rimani all'asciutto nonostante le gocce ti sfiorino il volto, ma tutto sommato era una situazione accettabile.
Adesso forse avrebbe potuto trovar marito, che non fosse per sicuro un marinaio.
Però come sempre accade, ogni situazione buona e nuova poco dopo diventa quotidiana, e così da bel sorriso il suo viso si ripiegò con gli angoli della bocca verso il basso.
Ma dico io, che poi lo diceva anche Lucrezia, ma perchè poi tutta quest'acqua qua?
Ma se fossero monete non sarebbe stato meglio?
Poi arrivò al villaggio una vecchia mendicante.
La mendicante mendica, è il suo lavoro.
Si sveglia la mattina presto e mendica un po', magari al mercato, poi fa una pausa perchè è un lavoro duro.
Rimendica il pomeriggio, che è una persona seria e di parola, non è che il contadino ara la mattina poi domani magari no: ci si mette d'impegno.
Comunque, mentre si era acquietata un po' perchè eravamo quasi all'ora del pranzo, si dice tra se e se: “Oggi cosa potrei mangiare? Pollo? Patate? Qualche cavolo bollito? No! meglio stare leggeri che poi nel pomeriggio mi tocca tornare a mendicare.”
Tira fuori il suo bel bicchiere di legno che tiene in tasca e lo riempie sino al bordo dalla fontana: che poi era Lucrezia che si era appoggiata li vicino col cappello imbuto in testa.
Butta l'acqua tutta giù in un sorso.
“Ma quest'acqua sa di fragole!”
Rimpingua il bicchiere e butta giù nel gargarozzo.
“Ma quest'acqua sa di mele cotte!”
“Ma quest'acqua sa di castagne zuccherate... porro... caucciù!”
“Che buona! Ma anche un po' che schifo!”
Nessuno aveva mai bevuto l'acqua di Lucrezia, che sapeva di mille centomila sapori, belli e brutti.
E la mendicante, che oltre a lavorare come mendicante, era anche un po' saggia, guardando Lucrezia la fontana, capì che quelli erano i sapori di tutti i suoi pensieri.
“Ma cosa ti lamenti cara ragazza, che fossero tutti come te, che le idee invece di tenersele dentro le facessero sgorgare da una fonte tanto cristallina.”
La gente si avvicinò mostrandosi curiosa.
La vecchia mendicante continuò: “Ringrazia quel cappello ad imbuto, che non ti fa bagnar i vestiti ma avvicina agli altri tutti questi sapori. Quelli belli e quelli brutti. Che ogni sapore lo devi lasciar sgorgare.”
E allora Lucrezia sul cappello ci mise prima cento tubi, poi seicento canalette, poi milleduecentosettantotto zampilli e continuando di quel passo, ci edificò una cattedrale.

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